La mobilità dolce si definisce come una modalità di spostamento basata sull’attività fisica del camminare e quindi sull’utilizzare mezzi non motorizzati (biciclette, sci, skateboard, ecc.); prevede inoltre l’eliminazione delle barriere architettoniche così da garantire la completa accessibilità.

Per estensione, questo concetto contempla anche lo spostamento con i mezzi pubblici, da prediligere rispetto a quelli privati – più impattanti sull’ambiente – nell’organizzazione dei propri spostamenti per le varie finalità, tra cui quella turistica.

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Su queste premesse, è stato presentato in anteprima durante “Fa’ la cosa giusta! – Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili” il primo atlante della mobilità dolce dal gruppo delle 29 associazioni che compongono Amodo – Alleanza per la mobilità dolce – e Rfi – gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Questi enti hanno promosso un progetto triennale iniziato lo scorso anno e che terminerà nel 2024, con la pubblicazione della versione definitiva in cartaceo. Fin dal principio questi due promotori hanno sottoscritto un protocollo di intesa, istituendo di fatto un fronte comune nell’intento ultimo dell’atlante stesso: promuovere la mobilità attiva e il turismo sostenibile.

Inoltre, è un esempio concreto di geografia collaborativa a servizio della cittadinanza, verso la quale promuovere la diffusione del valore di un turismo lento, internazionalmente conosciuto come slow turism.

Il movimento “slow” abbraccia il turismo, ma non solo

In Italia ha preso piede con lo “slow food” di Carlo Petrini nel 1986, in risposta all’apertura di un McDonald’s in piazza di Spagna a Roma. Questo movimento culturale si è poi esteso ben presto a molti altri settori a cui è possibile applicare un approccio “lento” appunto, in netta controtendenza con la velocità che caratterizza le culture fondate sull’accelerazione dei processi.

A partire da questo concetto, è sorta l’omonima associazione no profit di cui Petrini è l’attuale presidente – che, tra le altre cose, svolge un’azione di tutela delle eccellenze gastronomiche attraverso la rete di prodotti del “presidio slow food” che oggi siamo abituati a trovare nelle fiere, negli spazi espositivi dei coltivatori che praticano vendita diretta e in senso ampio in tutti i punti della piccola e grande distribuzione che scelgono di proporre questa specifica filiera. In questo caso l’obiettivo è preservare l’autenticità dei prodotti unici di ogni territorio, minacciati dall’agricoltura industriale e il relativo impatto ambientale.

Lo stesso principio muove anche il concetto di slow fashion che, sebbene abbia ricadute su piani diversi, si ispira alla valorizzazione dell’artigianalità locale, l’uso di materiali eco-compatibili e di una filiera produttiva rispettosa della forza lavoro e del proprio impatto ambientale.

Lo slow tourism a sua volta può essere è un approccio al viaggio nel quale è possibile applicare tutte le varianti di settore, scegliendo di consumare cibo prodotto da filiere slow food o ad esempio facendo acquisti che premiano la filiera tessile slow fashion. In quest’ottica, il turismo lento ingloba lo stile di vita sostenibile nella sua interezza, che nel caso specifico si fonda innanzitutto su una mobilità a bassa impronta ecologica. La mobilità “dolce” – che basa lo spostamento su attività fisica e mezzi non motorizzati nella sua forma pura – è quella che meglio aderisce a questo proposito.

La struttura dell’atlante della mobilità dolce

La novità di questo strumento è che si tratta del primo tentativo nel suo genere di mettere a sistema in modalità integrata la rete di cammini, ciclovie, ferrovie turistiche, parchi, borghi, beni storici e bellezze paesaggistiche presenti nel nostro Paese.

Ecco i numeri, riassunti visivamente nella cartina sottostante.

  • Oltre 3 mila stazioni ferroviarie attive (di cui 2/3 statali)
  • 28 linee turistiche all’attivo o in lavorazione (circa 1300 km)
  • Circa 900 borghi tra le reti di associazioni che fanno parte di Amodo (Bandiere Arancioni, Cittaslow, Comuni Virtuosi, Borghi più belli d’Italia etc.)
  • Circa 12 mila km di sentieri (che appartengono sia alla federazione CAI-Club alpino italiano che alla Rete sentieristica europea FIE)
  • Più di 80 cammini (circa 24 mila km)
  • Oltre 1650 aree protette (100 mila km quadrati tra parchi nazionali, riserve naturali, aree marine e oasi Wwf)
  • 55 siti Unesco (circa 5700 km quadrati)
  • Circa 18 mila km di ciclovie e greenways (percorsi nel verde, chiusi al traffico a motore lungo il sentiero ma spesso affiancati a linee di trasporto multiplo come tram o ferrovie)
  • 50 linee ferroviarie locali di attraversamento interno, ribattezzate “linee del paesaggio per il turismo lento”
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Fonte: presentazione AMODO – RFI a Fa’ la cosa giusta!

Sul piano delle tecnologie digitali, sono proprio i “big data” a supportare la mobilità dolce. Le associazioni hanno condiviso le banche dati e l’utilizzo dei rispettivi sistemi informativi GIS (Geographic Information System) delle reti già presenti sul territorio, incrociati con luoghi e relativa rete ferroviaria. In proposito, sono stati scelti volutamente i comuni con meno di 100 mila abitanti, ragion per cui le stazioni  individuate diventano per l’utente il perno per coltivare questo genere di mobilità.

Obiettivi e potenzialità del progetto in corso

L’atlante fotografa la ricchezza naturalistica e culturale italiana, a volte sconosciuta o frammentata sul piano dei collegamenti. Nel primo anno di progetto infatti la rete si è occupata innanzitutto di studiare, rilevare e integrare le informazioni sulla infrastrutture. In quest’ottica l’emblema della ricerca è stato individuare gli “hub dell’intermodalità dolce”, funzionali ai servizi di interscambio tra treno, bicicletta e cammini, in qualità di asse portante.

Così come previsto dalla struttura di ogni atlante, ognuno di questi aspetti è trattato in una propria singola mappa, ma confluisce in una o più mappe “sistemiche”. In questo senso emerge la potenzialità sempre più sfruttata di rendere il cittadino più consapevole delle opportunità del territorio che abita, una prerogativa che è stata messa in atto anche dal lancio del nuovo “EcoAtlante”, di cui  abbiamo parlato recentemente. Allo stesso modo infatti anche quello della mobilità dolce diventerà un geoportale, consultabile online gratuitamente.

L’obiettivo è quindi fornire uno strumento in più a favore della mobilità attiva, creare servizi nei territori per stimolare viaggi intermodali, basati sull’uso combinato di differenti mezzi di trasporto così da ottimizzare i tempi. In questo modo, rafforzare una modalità alla base del turismo sostenibile, che ha preso sempre più piede nel nostro Paese in seguito alla pandemia: il turismo di prossimità.

Nel contesto attuale che vede la destinazione dei fondi del Pnrr, questo progetto pluriennale punta ad offrire un supporto al Ministero delle Infrastrutture a cui spetta stabilire i target a cui erogare i finanziamenti. 

Il prossimo festival per scoprire la mobilità dolce

Tra le azioni concrete per sensibilizzare il cittadino verso la mobilità dolce, un’occasione per tutti di dimostrare partecipazione attiva sarà “Camminare. Il Festival del Social Walking“, organizzato dalla cooperativa ViaggieMiraggi.

Si tratta del primo festival dedicato ai cammini della città di Milano, che quest’anno giunge alle sua sesta edizione. L’evento si svolgerà questo fine settimana ovvero sabato 14 e domenica 15 maggio, presso il Parco Nord Milano, zona periurbana metropolitana del capoluogo lombardo.

La due giorni prevede un fitto programma di appuntamenti qui consultabili, che ruoterà attorno alla sede dell’ente – la Cascina Centro Parco – e vedrà la partecipazione di autori, camminatori, influencer, scrittori e associazioni. Parallelamente si svolgeranno eventi più interattivi: laboratori di didattica ambientale per bambini e ragazzi, spazi di pratiche per il benessere fisico e una camminata social organizzata per la domenica mattina.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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