A che punto è l’Italia con gli obiettivi europei di riciclo dei rifiuti per il 2025? A quanto pare il nostro Paese è sulla buona strada per centrare sia l’obiettivo del riciclo dei rifiuti urbani che quello del recupero degli imballaggi.

Lo afferma la Commissione nel “Waste Early Warning Report” di giugno, in cui si sottolinea il successo della nostra gestione dei rifiuti insieme a quella di altri otto Stati Membri (soltanto) su ventisette; non mancano ovviamente alcune ambiguità e margini di miglioramento tanto per noi che per gli altri Paesi dell’Unione e tante sono le soluzioni che l’UE vuole stimolare per raggiungere una piena economia circolare.

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Ma quali sono questi obiettivi europei che fatichiamo a raggiungere?

Rifiuti: gli obiettivi di riciclo entro il 2025 e risultati raggiunti

Sono due gli obiettivi che l’Europa si era data nella Direttiva Rifiuti (Dir. 2008/98) e nella Direttiva Imballaggi (Dir. 94/62/CE): preparare per il riutilizzo e riciclaggio il 55% dei rifiuti urbani e riciclare il 65% di tutti i rifiuti di imballaggio, in particolare, il 75% della carta e cartone, il 70% del vetro, il 50% di alluminio e della plastica ed il 25% del legno.

Obiettivi a lungo termine (entro il 2025) ma ambiziosi se pensiamo che oggi nell’UE circa il 50% dei rifiuti urbani è riciclato o destinato al compostaggio mentre il 23% è collocato in discarica, un tasso troppo alto, che dovrebbe scendere al 10%. La produzione dei rifiuti di imballaggio cresce tra 2013 e il 2020 del 15% in tutta Europa (quasi 80 milioni di tonnellate) ma al 2019 si ricicla solo il 64% dei rifiuti di imballaggio (il 75% della carta, cartone e metallo, ma meno del 40% della plastica).

Il 2025 però è sempre più vicino e la Commissione tira le somme: quale Paese si impegna di più per il raggiungimento degli obiettivi green?

Recupero, riutilizzo e smaltimento del rifiuto: l’Italia fra i Paesi virtuosi

Nella Relazione: “Waste Early Warning Report” l’Europa fa una stima preliminare delle possibilità di raggiungere i due difficili obiettivi di riciclaggio ed evitare dunque il ricorso in discarica.

Ci sono Stati che rischiano di mancare il primo obiettivo, quello del recupero dei rifiuti urbani: Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Portogallo, Spagna e Svezia (in giallo nella Cartina sotto). Poi ci sono Stati che non raggiungerebbero nemmeno il secondo obiettivo (recupero degli imballaggi), ovvero  Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia (indicati in rosso).

E poi ci sono i virtuosi, quelli che potrebbero farcela per entrambi: sono l’Italia, insieme ad Austria, Belgio, Cechia, Danimarca, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Slovenia (in blu nella cartina).

Recupero rifiuti: l’Italia un caso di successo

Con riferimento all’Italia, la Commissione in un report dedicato, plaude alle buone pratiche per la raccolta dei rifiuti organici in alcune città, ad esempio Milano che col suo Programma urbano è passata da una raccolta differenziata di 28 kg di rifiuti organici per abitante nel 2011 a 95 kg nel 2021 e ha aumentato con successo il tasso di raccolta complessivo dal 35% al 62%. Oppure Parma, che in soli 4 anni ha aumentato il tasso di raccolta differenziata dal 48,5% al 72% e diminuito del 15% la produzione di rifiuti.

Eppure il nostro Paese non riesce a raggiungere gli obiettivi del recupero della Plastica insieme ad altri 18 Paesi europei. Quali strategie percorrere?

Raggiungere gli obiettivi di riciclo di rifiuti e di imballaggi è possibile

Nella relazione, la Commissione è prodiga di consigli e soprattutto di raccomandazioni: incita e sprona a ridurre i rifiuti non riciclabili, a sviluppare un’attività di sensibilizzazione più capillare e a migliorare la qualità dei dati relativi ai rifiuti. Si impegna nello sviluppo di idee che sposano la transizione digitale con il riciclo, come il passaporto green dei prodotti.

Inoltre, ha dettato regole più stringenti sulle spedizioni di rifiuti e alla lotta alle 2000 discariche illegali o non conformi altamente inquinanti che non permettono il recupero delle materie prime secondarie.

Inoltre, intende favorire lo scambio delle migliori pratiche per la raccolta, come quelle sviluppate in Italia, dove le soluzioni green si diversificano: dall’introduzione della responsabilità estesa del produttore anche per i rifiuti tessili alla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili.

La strada per l’economia circolare è lastricata di buone pratiche

Sebbene la relazione sia una “valutazione preventiva” è chiaro che la strada per impostare un’economia circolare dei rifiuti è ancora lunga in Europa ma non con la stessa lunghezza per tutti.

Dal 1° gennaio 2024 scatta, intanto, l’obbligo di differenziarne la raccolta: un ulteriore incentivo per le autorità nazionali a intensificare gli sforzi politici e accelerare gli interventi sul campo mettendo in atto quanto già allestito a livello normativo e soprattutto realizzando quelle buone pratiche che arrivano da imprenditori e territorio o sviluppando l’ecodesign dell’imballaggio come hanno provato a fare le Associazioni. Iniziative già conosciute ma non ancora pienamente finanziate in tutto il territorio dell’UE che richiedano una decisa convinzione politica degli Stati Membri. Tutti.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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