Le tecnologie che sfruttano l’idrogeno sono riconosciute come sempre più green dall’Europa: secondo il Parlamento europeo l’idrogeno, se lavorato, può rappresentare un carburante alternativo pulito, in grado di ridurre le emissioni di gas serra del 14,5% nel settore trasporti.

L’idrogeno è infatti l’elemento più ampiamente presente in natura, ma è deve essere prodotto per i suoi vari usi e ciò richiede un investimento per la sua produzione come fonte di energia per i trasporti. Il Parlamento Europeo lo ha dunque inserito nel mix di energie rinnovabili da promuovere attraverso la nuova Direttiva europea in materia, in funzione della sua natura ecologica (quando brucia rilascia acqua e non anidride carbonica).

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Qual è dunque il piano dell’UE per le rinnovabili e quale sarà lo spazio per l’idrogeno? E perché questa tecnologia è così vincente sotto vari punti di vista?

Energie rinnovabili, l’UE alza gli obiettivi energetici

Il pacchetto di misure concordate tra Parlamento e Consiglio UE andranno a modificare la storica Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva 2018/2001, o anche nota come “RED III”). Nel 2001 l’UE richiedeva agli Stati di raggiungere una quota di almeno il 32% di energie rinnovabili rispetto al consumo finale dell’UE. Ora si alza il tiro e Bruxelles mira a raggiungere una quota di energie rinnovabili pari al 42,5% entro il 2030 e addirittura del 45% più in là nel tempo.

Non solo: la prossima direttiva UE snellirà i temi per i permessi di nuovi impianti di energia rinnovabile (non più di 12 mesi” nelle zone di riferimento per le energie rinnovabili” e non più di 24 mesi altrove). Parliamo della installazione di pannelli solari e centrali eoliche, o dell’adeguamento di quelli esistenti.

E poi c’è l’idrogeno, che insieme alle biomasse diventano i protagonisti di una mobilità sostenibile a propulsione green, ma alternativa alle soluzioni finora sperimentate: vediamo in che senso.

L’idrogeno entra nel mix energetico dell’Europa

Per ridurre del 14,5% le emissioni di gas serra entro il 2030 l’Unione europea vuole aumentare i biocarburanti avanzati (ad esempio derivanti dalle biomasse) e introdurre carburanti rinnovabili di origine non biologica, combustibili avanzati come l’idrogeno. Il Parlamento ha richiesto che almeno il 5% della capacità di energia rinnovabile sia di nuova installazione: questo significa che le porte sono aperte per una diffusione e sperimentazione dell’idrogeno come “carburante alternativo” seguendo quanto già richiesto nella “Strategia dell’Unione per l’idrogeno” del luglio 2020 redatta dalla Commissione.

Proprio in quel Documento si riconosceva il ruolo positivo svolto dagli impianti di produzione di idrogeno esistenti (ma ammodernati) nella lotta alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, indicando la produzione di idrogeno dal metano con vapore come quella preferibile in quanto più ambientalmente sostenibile.

Su questa scia, nel Settembre 2023 oltre alla revisione della Direttiva RED III, il Parlamento ha approvato subito la decarbonizzazione del settore aereo richiedendo che il 70% dei carburanti negli aeroporti dell’UE sia verde entro il 2050. Come fare? Creando nuovi mix di carburanti “sintetici”, prodotti da residui agricoli o forestali, alghe, rifiuti organici, olio da cucina usato o alcuni grassi animali. E in questa lista di biocarburanti compare anche l’idrogeno rinnovabile riconosciuto “carburante sostenibile” e già sperimentati nel settore ferroviario. Ma perché conviene così tanto l’idrogeno?

Perché l’idrogeno rinnovabile conviene e inquina di meno

Chiariamo subito, c’è idrogeno e idrogeno: esiste un idrogeno grigio, blu, verde e turchino differenziati in base al processo di produzione e alle emissioni di gas serra prodotte. L’idrogeno “rinnovabile” o verde al centro delle politiche UE viene prodotto in un processo naturale, dall’elettrolisi dell’acqua che, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili, non emette gas serra durante le fasi di produzione. Quindi viene prodotto da fonti rinnovabili ed è diverso da quello a bassa emissione di carbonio (più inquinante), seppure meno economico del secondo.

Finora non è stato sviluppato per gli elevati costi di produzione e per le esigenze di adeguamenti infrastrutturali degli impianti oltre che per la sicurezza da garantire. Eppure, se lavorato, l’idrogeno verde garantirebbe sia il trasporto, che il riscaldamento che processi industriali a emissioni zero, e uno stoccaggio di energia inter-stagionale confermandosi come combustibile del futuro.

In che modo puntare sull’idrogeno verde?

Le ricerche presentate dall’UE provano che l’idrogeno potrebbe rappresentare fino al 20% dell’energia e, nello specifico, provvedere tra il 20 e il 50% del fabbisogno per i trasporti e tra i 5 e il 20% del fabbisogno per l’industria.

Ora, è chiaro come tale tecnologia, seppure emergente e ancora relativamente costosa, rappresenti al contempo una diversificazione possibile del carburante nel settore trasporti, ma l’UE deve spendere convintamente in incentivi che ne incoraggino la domanda, eliminare dal mercato l’idrogeno fossile e riprogrammare i gasdotti esistenti per il trasporto e lo stoccaggio sotterraneo del gas.

Non solo: puntare su questa tecnologia apre il ventaglio della Ricerca a combustibili alternativi naturali, un filone finora percorso, seppure con riluttanza visti i costi di riconversione. Scegliere una tecnologia alternativa e verificarne gli indubbi vantaggi ambientali a fronte dei costi, potrebbe spingere a cercare proprio nella natura la chiave di combustibili alternativi altrettanto validi di quelli già esistenti.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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