“A volte ritornano”: quando i giovani ripopolano la montagna e le portano nuove idee. La storia di Enrico e del borgo di Melle.

Le montagne si spopolano ma, in Piemonte, un gruppo di giovani straordinari, ha tracciato una serie di progetti per ripopolare le valli, partendo dalla birra. Un grande esempio di resilienza dato dal team degli “Antagonisti”: con coraggio hanno scelto di rinunciare alle comodità della vita di città e di far rinascere il piccolo borgo di Melle, in valle Varaita.

Una sfida che si è rivelata vincente, che ha reso il team un punto di riferimento per i giovani della valle e non solo. Un modo per dare quella nota di contemporaneità alla tradizione, portando nuova linfa nelle borgate ormai vuote.

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È stato intervistato Enrico Ponza: fondatore, insieme a Fabio Ferrua, di questo progetto. Nel prossimo futuro, ci sorprenderà con nuove idee e network per far rivivere la montagna. Partendo da un sogno condiviso, ha reso il suo borgo di origine, Melle, un punto di incontro e di riferimento per i giovani piemontesi e non solo.

La rinascita della montagna partendo dalla birra

Enrico Ponza è un giovane imprenditore che ha scelto di far rivivere le sue valli. Il tutto è partito dallo studio della birra, che lo ha portato ad aprire un piccolo chiosco estivo in piazza, per poi creare un ristorante, una gelateria, un ostello e tanto altro. Ad oggi, grazie a un lavoro di team, che coinvolge 10 persone, a spunti che partono dal territorio e dai suoi prodotti, la piccola realtà montana, guarda lontano.

“ La mia passione per lo studio della birra è iniziata quando, alle superiori, il nostro professore ci ha fatto scoprire i processi di produzione delle birre artigianali. Ho capito che era un prodotto interessante, vivo e innovativo. Mi sono trasferito a Torino e frequentato l’università, diventando  tecnologo, con una tesi proprio sulla birra. Ho lavorato con mastri birrai e imparato tanto, ma sapevo che Torino sarebbe stata una città di passaggio. Ho coinvolto il mio amico Fabio e insieme abbiamo lavorato nel capoluogo piemontese, per poi capire che la città non faceva al caso nostro. Le soluzioni erano due: trasferirsi all’estero oppure intraprendere una sfida ancora più grande, tornando nelle nostra valle. Contro l’opinione di tutti, abbiamo optato per aprire un chiosco di birra nel mio piccolo paesino in Valle Varaita, Melle, e da qui ha avuto inizio questa avventura.

Nel 2012 abbiamo aperto la nostra società e il progetto Antagonisti, dove la birra è un elemento per comunicare, in quanto nelle piccole realtà di montagna il bar è il punto di riferimento e comunicazione. Le idee però non si sono esaurite qui: nonostante le difficoltà e la titubanza da parte della popolazione locale, abbiamo dato vita ad un risto-bar, in cui poter cucinare piatti tipici e valorizzare il Km0; il locale è stato creato con materiali di recupero, come le panche per accomodarsi che provenivano da chiese e oggetti di reimpiego. A poco a poco abbiamo iniziato ad avere sempre più clienti della zona e forestieri. Questo ci ha consentito di coinvolgere altri ragazzi, che hanno iniziato a credere nelle valli e a dirigersi dalla città alla montagna”.

Giovani, montagna e la creazione di un sogno @Antagonisti

La montagna per i giovani: internet e network per non andare via

Uno dei problemi che condiziona i giovani che vivono la montagna è l’assenza di Internet e la sporadicità dei mezzi di trasporto. In valle Varaita, Internet è arrivato e questo ha consentito al team di espandere le proprie idee.

Internet è stato il mezzo che ha consentito di poter implementare le nostre ideecontinua Enrico – Seppur situati in un’area poco battuta dal servizi di trasporto urbano, siamo riusciti ad allargare il nostro network: l’impatto sociale è stato incredibile. All’inizio non è stato semplice: in particolar modo le persone del posto e gli anziani ci guardavano con diffidenza. Quando hanno capito che il nostro obiettivo è sostenere la montagna, comunicando con imprese locali e gente del luogo, si è originato un effetto volano: adesso tutti credono in noi e si entusiasmano per ogni passo. Il comune di Melle è molto attento alle nostre proposte e ci ha sostenuto. Il 90% dei clienti arrivano da bacini esterni e il nostro fare team così ha creato piccole aziende di ragazzi giovani in loco.

Il Covid, paradossalmente, ha accelerato la situazione. Molti giovani, dalla città, vogliono tornare a ritmi più lenti. Nel periodo post-Covid, molte persone hanno riscoperto il valore dei piccoli borghi, ma 6 anni fa non era così: tutti volevano andarsene, mentre ora vogliono ritornare. So che la montagna non si può ripopolare come in passato, ma può diventare un punto di riferimento anche per le famiglie. Ad oggi, siamo 10 giovani che lavorano a questo progetto e ognuno ha scelto di lavorare e trasferirsi a Melle. Una delle nostre ragazze, Elena, lavorava a Londra e ha deciso di trasferirsi qui. All’inizio ho cercato di dissuaderla: da Londra a Melle la differenza è abissale, ma la scelta di vivere qui l’ha resa felice.

Il turismo legato all’abitare la montagna.

La parola d’ordine è quindi valorizzazione della montagna: per consentire a tutti di poterla apprezzare, con un turismo di qualità.

“Nel tempo abbiamo iniziato a creare un nuovo aspetto di accoglienza: un ostello – annuncia con orgoglio Enrico – Il progetto è basato sul concetto di “abitare temporaneo”, per vivere il posto. Abbiamo rilevato la vecchia scuola e utilizzato i materiali di reimpiego per continuare a farli parlare. Chiunque venga qui non deve sentirsi turista, ma un abitante della montagna, sensibilizzandosi anche sul rispetto del luogo in cui vive. Lo stesso per alcuni festival ed eventi che siamo in procinto di organizzare: tutto deve ruotare attorno alla montagna e al legame con essa. Nascere in un posto come questo crea inconsapevolmente un legame forte con il territorio, i ritmi e le dinamiche della montagna sono inevitabilmente diversi da quelli della città e inizi ad apprezzarli solo quando te ne vai. 

Con il nostro esempio, si sta dando origine a un ecosistema in cui fare network. Gli obiettivi futuri sono quelli di arrivare a essere un’azienda di riferimento anche per la comunicazione e aiuto per start up. Siamo pronti ad abbracciare nuovi progetti, come la creazione di orti o la coltivazione della canapa. Il mio motto dunque è: stare bene nel posto in cui si vive e portare il mondo da noi, senza dimenticare di valorizzare i giovani e la montagna in cui abbiamo deciso di credere”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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