Rossella Fiorani è una giovane marchigiana affetta dalla sindrome da banda amniotica che causa una malformazione degli arti. E’ neolaureata in Fashion Study presso l’Università di Bologna con una tesi magistrale sulla relazione tra moda e disabilità in cui ha analizzato quanto si stia facendo nel settore della moda per andare incontro alle esigenze dei disabili. Nel 2017, Rossella ha partecipato a Miss Italia ottenendo il titolo di Miss Coraggio: attraverso la sua storia desidera dare forza alle persone che non credono in se stesse, a prescindere che siano affette o meno da disabilità. A raccontarlo è stata lei stessa: inoltre ha ripercorso le sue esperienze nel mondo della moda, le sue passioni e i suoi progetti futuri.

Lo scorso luglio hai discusso la tesi di laurea sul rapporto tra moda e disabilità. Come hai sviluppato l’argomento? 

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Ho analizzato la disabilità nella moda sia in ambito manageriale sia in ambito creativo. Il pioniere è stato Tommy Hilfiger, che ha realizzato una collezione dedicata ai disabili che è al tempo stesso comoda ed elegante. Anche le aziende hanno dimostrato un interesse verso l’ “adaptive fashion” scegliendo delle testimonial con disabilità per pubblicizzare le proprie creazioni.

Che cosa rappresenta per te la moda?

Sono nell’ambiente dall’età di 14 anni, quando ho iniziato a fare le prime sfilate. Nei miei sogni immaginavo già di diventare una modella quando partecipai al concorso di Miss Italia. Le passerelle mi hanno aiutato a credere in me stessa: durante l’esperienza di Miss Italia decisi di togliermi le protesi in silicone, mostrandomi così come sono, scardinando gli stereotipi di bellezza che spesso vengono intesi come perfezione.

Hai trovato nel settore qualche scettico riguardo al tuo desiderio di diventare modella?

Si. Circa tre anni fa, andai a Milano per fare dei casting presso una nota agenzia. Dopo l’esperienza, una referente della mia città, mi disse che l’avevano rimproverata per avere mandato una “modella difettosa”. Il mondo del fashion è ancora restio ad accettare le disabilità. Però negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi avanti, ad esempio da Alberta Ferretti e da Moschino: quest’ultimo ha scelto come modella Winnie Harlow, affetta da vitiligine.

La storia di Rossella Fiorani: tra moda, sport e nuovi progetti

Finora ci hai raccontato della tua passione per la moda. Qualche dettaglio sulla tua storia?

Soffro di una patologia rara, definita sindrome da banda amniotica. Durante la gestazione, alcuni filamenti di membrana mi hanno tranciato le dita. La mia infanzia non è stata facile perché i bambini vedevano che ero diversa e tendevano a emarginarmi. Durante l’adolescenza tendevo a nascondere le mani in tasca: ciò fino al 2016 quando decisi di farmi costruire delle protesi estetiche in silicone. Poi nel 2017, decisi di toglierle poiché avevo raggiunto un livello di consapevolezza da mostrarmi come sono e anche per poter essere un esempio per chi talvolta si scoraggia di fronte alle difficoltà

Da qui ho iniziato a utilizzare i social dove compio la mia missione di motivatrice: con la mia “piccola diversità” lancio un messaggio di positività di fronte a una realtà basata sulla perfezione che mina l’autostima degli adolescenti. 

Moda e disabilità: intervista a Rossella Fiorani
Rossella con Patrizia Mirigliani

Secondo te come si potrebbe agire per poter sensibilizzare l’opinione pubblica?

I social sono il mezzo migliore per poter diffondere un messaggio di utilità sociale. Ad esempio nel 2011 è nato il movimento”body positive” grazie a delle donne di colore e oversize che mostravano il proprio fisico che non rientra nei canoni pre definiti della normalità. Sempre sui social mi scrivono  genitori con  figli affetti da disabilità o persone che si trovano in una situazione analoga alla mia: spesso mi viene detto che il mio sorriso li incoraggia. 

Sei anche una grande sportiva: quanto è importante per te lo sport?

Per me è importantissimo, non tanto per un beneficio fisico, ma perché mi fa stare bene a livello mentale. Praticare sport mi dà la giusta carica per affrontare la vita di tutti i giorni. La mia piccola disabilità alle mani mi impedisce di avere la necessaria presa sulla sbarra, ma di recente sono riuscita ad eseguire gli esercizi e per me questo è un ulteriore limite superato.

A settembre hai cominciato un nuovo progetto. Di cosa si tratta?

Dopo aver conseguito la laurea sono stata contattata dal gruppo Aeffe. Sono social media manager dell’azienda e mi occupo del settore eventi: sto lavorando ad un progetto per diffondere un messaggio di inclusività promosso dal gruppo affinché l’opinione pubblica possa conoscere maggiormente le diversità che ci circondano.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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