Nonostante la persistenza di vecchi stereotipi, l’Africa sta cambiando a passo spedito. Il cinese, per esempio, è la prima lingua insegnata in molti Stati. E’una buona notizia?

La presenza cinese in Africa sta notevolmente cambiando il Paese dal punto di vista infrastrutturale, economico e anche linguistico.

La maggior parte dei Paesi africani negli ultimi 10 anni, ha visto un notevole incremento della presenza di lavoratori cinesi: in cambio di materie prime, vengono create infrastrutture e migliorie al sistema di comunicazione. Questo sta interferendo nelle relazione fra gli africani stessi e modificando il Paese.

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BuoneNotizie.it ha intervistato Douada Gueye dal Senegal  e Godfrey Meruss dalla Tanzania, che ci raccontano qualcosa in più riguardo a questi cambiamenti.

Nuove classi sociali e l’insegnamento del cinese nelle scuole

La presenza cinese in Africa ha modificato molti aspetti, fra cui quello sociale e scolastico. Si stima che in molte scuole, dall’est all’ovest del continente, la lingua cinese abbia sostituito l’insegnamento dell’arabo e delle lingue europee, normalmente insegnate.

Ogni anno torno in Senegal – spiega Daouda, mastro vetraio denegale che vive a Venezia – e ogni volta trovo grandi modifiche sia per quanto riguarda le strade, sia nella modo di approcciarsi dei miei connazionali. La presenza cinese è davvero dilagante, sicuramente crea delle migliorie negli spostamenti, ma si stanno creando sempre più disparità: fino ad una decina di anni fa vivevamo con meno differenze sociali, ora c’è una nuova classe media, formatasi dalle relazioni con il popolo cinese, che non viene vista bene dagli altri senegalesi. Le differenze sociali si vedono nel modo di vestire, di mangiare e nell’acquisto di elementi che indicano un cambio di status symbol, come macchine e case. Non solo: gli studenti figli dei più ricchi, non studiano più l’arabo e il francese, ma nelle scuole di Dakar, apprendono il cinese, nella speranza di poter continuare a relazionarsi con i nuovi colonizzatori.”

Per me la presenza cinese è un grande guadagno per il mio paese – spiega Godfrey, gestore di un safari nella regione di Arusha – grazie a loro ci sono strade sempre più comode e si incrementerà il turismo nel periodo post Covid. Ho assistito a un cambiamento positivo nella mia regione. Sicuramente i cinesi tendono a stare fra di loro, ma il settore del turismo ha notevoli benefici. Sicuramente le disparità sociali ci sono, ma non è cambiato molto da quando il mio paese era sotto il controllo del Regno Unito. Nella capitale si insegna la lingua cinese, oltre all’inglese e al Swahili e credo che sia molto importante, perché continueremo ad approcciarci con il popolo cinese per molto tempo”.

Cinesi in Africa: colonizzatori o amici?

I legami fra Africa e Cina hanno avuto avvio a partire dal XV secolo con le spedizioni delle “navi dei tesori” e si sono incrementati a più riprese, per radicarsi definitivamente negli anni Sessanta del Novecento. Negli ultimi decenni la Cina ha fortemente influenzato il continente africano dal punto di vista economico, sociale e politico. La prima azione cinese che interessò l’Africa fu la costruzione di una ferrovia dalla Tanzania allo Zambia; a partire da qui, le imprese cinesi statali iniziarono a investire a perdita d’occhio. Nel 1971 la Cina è riuscita a ottenere una posizione all’interno dell’ONU e, fra il 1965 e il 2005, si è impegnata nella costruzione di infrastrutture e opere energetiche. L’Etiopia è stato il primo paese, nel 2003, a co-presiedere il forum della cooperazione Cina-Africa; potrebbe diventare, inoltre, un paese chiave per le transizioni economiche lungo la Via della Seta Marittima. L’Africa diventerà presto interconnessa da porti in costruzione e già completati, gasdotti, ferrovie e impianti energetici facendo concorrenza a India e America.

Penso che la presenza cinese – aggiunge Doauda – sia un forma di nuova colonizzazione. Certo, arrivano con l’intenzione di aiutare e si pongono come pari, ma nello stesso momento non lo sono. Non usano manodopera senegalese, ma cinese e gli affari non sono resi pubblici alla cittadinanza: è tutto nascosto. Ci si accorge della loro presenza, perché le aree in cui lavorano sono solo adibite a loro e la nostra popolazione resta a guardare”.

Per Godfrey, invece, l’impressione è diversa. “I cinesi portano benessere per il Paese e per il turismo. E’ vero che vivono per conto loro e pochi di noi possono lavorare, ma in Africa stanno apportando grandi migliorie. Siamo sempre stati sotto la guida di qualcuno: francesi, inglesi, portoghesi, e sono sicuro che la loro direzione non cambierà di molto la nostra vita. Purtroppo nel mio Paese in pochi sono intraprendenti, l’analfabetismo  è ancora alto e solo sotto la guida di uno Stato più grande, le persone possono vivere meglio. La povertà ci sarà sempre, ma credo che aumentando la comodità e la semplicità nelle comunicazioni, potrà arrivare più turismo e anche per l’Africa ci sarà una svolta”.

Il volto dell’Africa è pronto a cambiare, in breve tempo queste migliorie riveleranno se l’azione cinese sarà davvero un movimento di arricchimento per il paese, o una nuova colonizzazione, che si presenta solo con una lingua diversa.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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