Gli anticorpi monoclonali, un mezzo in più contro il coronavirus.

Molto spesso, a causa della pandemia, sentiamo parlare di cure per la Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus Sars-Cov-2. Se da una parte stiamo andando avanti con le vaccinazioni (fino ad arrivare a più di 500 mila somministrazioni al giorno), dall’altra stiamo sperimentando nuove terapie antivirali. Una di queste usa gli anticorpi monoclonali.

Ma cosa sono? E quali tipi di anticorpi sono più potenti contro il coronavirus? Per rispondere a queste domande, partiamo con l’analisi del sistema immunitario.

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Come funziona il sistema immunitario

Quando una sostanza dannosa (come batteri, virus, ecc.) entra nel nostro organismo, interviene il nostro sistema immunitario a bloccarla. In che modo? Producendo gli anticorpi, le nostre prime difese. Chi si occupa di crearli sono i linfociti B, particolari cellule del sistema immunitario. Questi si attivano nel momento in cui “percepiscono” la presenza dell’antigene cioè della sostanza estranea all’organismo, che viene attaccata in modo da renderla innocua. Alcune volte, però, questo sistema di difesa non funziona correttamente. È il caso della sclerosi multipla, in cui gli anticorpi attaccano il sistema nervoso perché lo “vedono” come estraneo. Di norma, comunque, il nostro sistema immunitario ci aiuta a contrastare meglio eventuali malattie, lo stesso obiettivo che si vuole raggiungere con gli anticorpi monoclonali. 

Come nascono gli anticorpi monoclonali

Questi anticorpi sono prodotti in laboratorio. Inizialmente sono stati creati estraendo i linfociti B dai topi per poi unirli alle cellule di mieloma. Queste ultime sono le cellule di una specifica tipologia di tumori del sangue che hanno una caratteristica particolare: non muoiono mai. I linfociti B e le cellule del mieloma vanno, così, a formare un’unica cellula, che viene poi clonata. In seguito, questa cellula si suddivide formando cellule identiche a sé stessa in quantità infinita. Queste producono, a loro volta, un unico tipo di difesa immunitaria, l’anticorpo monoclonale di origine animale.

Un potente ed economico sistema immunitario

Questi anticorpi non umani, come conferma l’ISS, possono provocare allergie. Per evitare ciò, si ricorre ai monoclonali umani. Attualmente, si usano in grandi quantità e in più, sono molto costosi. Pertanto, solo pochi Paesi possono ancora permettersi questa cura. Un gruppo di ricercatori europei ha, però, scoperto una varietà di anticorpi monoclonali umani più potenti. Come si legge sul sito Cordis Europa, questi anticorpi “sono prodotti da un unico clone di globuli bianchi e sono ingegnerizzati [cioè modificati, n.d.r.] per imitare il modo in cui il sistema immunitario combatte i patogeni dannosi“, come i virus.

La novità della ricerca è che, anche in piccole quantità, questi anticorpi monoclonali umani possono distruggere il coronavirus originario e le sue varianti oggi conosciute. Questo accadrà a un costo ridotto, proprio perché non si useranno più grandi (e onerose) quantità di anticorpi monoclonali, ma solo una loro piccola parte e per di più, la più efficace contro il virus. Questa, a sua volta, verrà somministrata per via intramuscolare.

In più, questi potenti anticorpi monoclonali risolveranno un problema tipico delle grandi quantità di monoclonali ora usate. Stiamo parlando dell’anticorpo dipendenza. Si tratta dell’eccessiva presenza di difese immunitarie nel corpo che, anziché bloccare il virus, gli spianano la strada. 

Questi anticorpi potranno, insieme ai vaccini, contribuire a bloccare la diffusione della Covid-19, l’attuale malattia infettiva. Ma come si potrebbero curare le malattie infettive del futuro? 

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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