Il prezzo del grano tenero in Italia è di 40 centesimi al chilo, è questo cioè che emerge dalle analisi Coldiretti di questa settimana. Il Cai, Consorzi agrari d’Italia, riporta che il suo costo ha subito un’impennata del 31% rispetto alla metà di febbraio. Il prezzo della farina, invece, è aumentato del 9%. Da un chilo di grano tenero si ricavano circa 800 grammi di farina che, lavorati con l’acqua, generano un chilo di prodotto. Il prezzo medio del pane da noi è di 5,31 euro al chilo e il picco si raggiunge a Ferrara con quasi 10 euro al chilo. Il prezzo della pasta, invece, ha avuto un aumento del 12%, il suo costo medio è di 1,83 euro al chilo, con Cagliari che arriva quasi a 5 euro.

È questo ciò che emerge dall’analisi di Assoutenti, un’associazione che vuole tutelare i diritti dei consumatori. I dati mostrano, quindi, una notevole differenza tra il prezzo del grano all’origine e quello del prodotto finito, come pasta o pane. Come afferma Coldiretti, questa tendenza dimostra che altri fattori pesano sul costo finale, non il prezzo della materia prima. L’energia, il carburante per il trasporto, l’affitto degli immobili e il costo del lavoro influiscono, infatti, su oltre il 90% del prezzo finale del pane.

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L’Italia importa la gran parte della materia prima dall’Ucraina e dalla Russia

L’Italia non è autosufficiente in termini di produzione di cereali e infatti importa dall’estero il grano per pasta e pane. Cai afferma che l’Italia importa il 64% del grano tenero per pane e biscotti. Si acquista il 44% di grano duro, invece, per produrre la pasta. Nel 2021 l’Italia ha importato circa 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina. Questa è il settimo esportatore al mondo di grano tenero e produce circa 25 milioni di tonnellate di grano per fare il pane.

Un altro importante Paese esportatore è la Russia. Nel 2021 proprio dalla Russia, infatti, l’Italia ha acquistato 100 milioni di chili di grano. Questa ha dichiarato che limiterà le esportazioni all’estero fino al 30 giugno 2022. Coldiretti spiega il motivo principale di questa dipendenza dall’estero: negli ultimi dieci anni in Italia si sono persi mezzo milione di ettari coltivati. Un campo di grano su cinque, infatti, è scomparso perché le industrie hanno preferito acquistare altrove, invece che investire sul territorio.

Dal prezzo del grano al pane, energia e speculazioni incidono sul costo finale

Coldiretti afferma che il 90% del costo finale del pane si deve a fattori di produzione. In particolare, all’energia per cuocere il pane, al carburante per trasportarlo, all’affitto degli immobili per produrlo e venderlo e al costo del lavoro. Per quanto riguarda carburante ed energia, l’aumento dei costi è legato, in buona parte, alle speculazioni. La guerra in Ucraina dal 24 febbraio, infatti, ha generato una frenesia del mercato azionario e ha provocato una crescita esponenziale del prezzo di gas e benzina. Questi aumenti si fanno sentire particolarmente in Italia perché, nel nostro Paese, l’85% delle merci viaggia su strada. La benzina e il gasolio a 2 euro al litro, quindi, hanno un impatto sul consumatore e si riversano sul carrello della spesa.

Anche l’aumento del costo dell’energia elettrica è legato all’aumento del prezzo del gas. Quasi un quinto dell’energia elettrica totale in Italia ha come fonte il gas. Il prezzo del gas oggi oscilla tra o,80 e 1,20 euro/smc, ossia standard al metro cubo. Coldiretti calcola che il caro energia comporterà un costo di 8 miliardi in più per il settore produttivo, scaricato sulle vendite. Inoltre, se l’energia costa di più, anche il prezzo del grano aumenta, si fermano i trattori, si spengono le serre e i panifici chiudono. Per il momento, come afferma Federdistribuzione, non c’è il rischio di rimanere senza pasta e pane nei supermercati. Coldiretti afferma, però, che la situazione va monitorata poiché la materia prima potrebbe iniziare a scarseggiare. La guerra, infatti, mettere a rischio le infrastrutture e porta al blocco dei porti sul Mar Nero.

Soluzioni possibili: ridurre la dipendenza dall’estero e stabilire un prezzo massimo Ue del gas

Cai e Coldiretti sono d’accordo: per abbassare il prezzo del grano, e quindi del pane, occorre ridurre la dipendenza dall’estero. Non solo, bisogna lavorare assieme come Unione Europea. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini afferma: “L’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo e a recuperare lo spazio occupato dalle importazioni. Questo perché le tensioni del mercato internazionale mettono a rischio l’economia del Paese. I 6 miliardi di euro del PNRR servono proprio a superare le fragilità esistenti”. E Cai aggiunge: “Il governo dovrebbe vigilare sulle speculazioni di chi punta ad affossare le produzioni italiane. Si tratta di tutelare  l’Italia che non è autosufficiente con le proprie produzioni. Purtroppo in passato il nostro Paese non ha investito a sufficienza sui contratti di filiera”, cioè tra agricoltori e Ministero.

Un altro punto fondamentale è quello del caro benzina e gas. Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, infatti, ha sollevato la questione del tetto massimo. Proprio in questo senso deve agire un’Europa unita: “È necessario stabilire il prezzo massimo del gas oltre il quale gli operatori europei non possono andare. Si tratta di fissare un costo appetibile, tale da non affossare il mercato. Si può discutere intorno a una cifra di 80 euro al megawatt/ora, che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa”. Se ogni Stato europeo agisce da solo, il mercato è troppo ristretto, non lo è invece se si muove l’Europa assieme.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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