Le centrali nucleari italiane diventeranno un hub dell’arte grazie a un progetto finanziato con i soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 300 milioni di euro saranno stanziati per riadattare spazi inutilizzati e sicuri anche in ottica antisismica. Un progetto previdente, dopo il terremoto del 2016.

Pnrr e cultura

Il settore della cultura, e in particolare quello dello spettacolo dal vivo, del cinema e dell’intrattenimento, è stato tra i più colpiti dalla pandemia. Per questo, una fetta consistente del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato assegnato a questo settore: 5,74 miliardi di euro tra Pnrr e fondo complementare per il comparto della cultura.

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A fine giugno i fondi sono stati assegnati e la road map del Pnrr prevede che entro la fine del 2025 i lavori di riadattamento siano completati. Sempre a giugno il Ministero della cultura ha adottato il decreto ministeriale che ripartisce 800 milioni di euro. 490 milioni destinati alla sicurezza sismica dei luoghi dell’arte e 300 milioni ai progetti di Recovery Art, tra cui rientra quello delle centrali nucleari. 10 milioni andranno alla piattaforma CeFuRisc, che garantirà la sicurezza dei siti e dei luoghi di culto italiani.

Tra gli interventi pianificati nel piano la rimozione delle barriere architettoniche, la valorizzazione degli edifici di interesse storico e artistico, l’efficientamento energetico ma anche la messa in sicurezza, sul versante antisismico, del patrimonio artistico e culturale italiano. Proprio in questo ambito rientra l’iniziativa che vede protagoniste le centrali nucleari italiane, dismesse dal 2011 in seguito al referendum. Da allora le centrali sono ferme, ma continuano a rappresentare un potenziale inespresso, oltre che un costo per la collettività: allora perché non riconvertirle in hub dell’arte?

Da centrali nucleari a custodi dell’arte

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede uno stanziamento di 300 milioni di euro per riadattare capannoni ormai abbandonati e trasformarli in ricoveri per opere d’arte. L’iniziativa risponde alla necessità di trovare un ricovero sicuro per le opere d’arte danneggiate o a rischio in caso di calamità naturali. Terremoti, frane, allagamenti e altri disastri naturali rappresentano un rischio concreto per i gioielli dell’arte e le centrali nucleari dismesse sono un luogo sicuro.

Le strutture che si candidano a ospitare opere d’arte in pericolo sono cinque, dislocate in tutta la penisola. Si tratta di tre ex centrali e due caserme: Bosco Marengo ad Alessandria, Caorso a Piacenza, Garigliano a Caserta, l’ex caserma Cerimant a Roma, l’ex compendio delle Casermette di Torre del Parco a Camerino. Il sindaco di Caorso Roberta Battaglia commenta così l’iniziativa del Ministero:

“La centrale di Caorso come ricovero di opere d’arte? Difficile parlarne ora. La priorità di oggi, dell’Amministrazione e dei cittadini è quella dell’avanzamento più celere dell’impianto e della realizzazione del Deposito Nazionale per contenere i rifiuti che ne derivano. Questa proposta era emersa tempo fa come riconversione di parte della centrale, una volta che sarà portata a termine buona parte della dismissione dell’impianto che, attualmente, è ancora lontana”.

Il fantasma del terremoto

Fin dalla catastrofica alluvione dell’Arno nel 1966, che devastò la città mettendone in pericolo il patrimonio artistico e culturale, il tema della messa in sicurezza delle opere d’arte è stringente. Nel 2016, il devastante terremoto del centro Italia portò alla cronaca, oltre al suo bilancio di vite umane, anche il tema delle opere d’arte da salvare e la necessità di mettere in sicurezza gli edifici storici.

All’epoca non si riuscirono a salvare molte opere d’arte “immobili” come chiese ed edifici pubblici, ma si riuscì a spostare al sicuro ciò che contenevano. Non esistevano edifici progettati apposta per resistere ai terremoti e fungere da “deposito” e si pensò di mettere in sicurezza le opere d’arte dove c’era posto. A Spoleto, nel deposito di Santo Chiodo finirono per essere stipati più di 5000 pezzi d’arte tra libri, statue, manufatti, oggetti, quadri e mobili. La lezione impartita dal terremoto del 2016 è proprio quella di correre ai ripari prima che si verifichi la calamità naturale, intervenendo laddove necessario e costruendo rifugi sicuri per le opere d’arte.

Le centrali nucleari si prestano a questo scopo, dal momento che sono progettate per essere a prova di sisma, sorgono in zone a basso rischio e riqualificarle costerebbe meno che demolirle. Inoltre, renderle hub artistici ridarebbe valore alle strutture, che diventerebbero centri di ricerca e restauro. Centri di vita, insomma, e non unicamente depositi da stipare con tonnellate di tesori.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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