Le macchine sostituiranno gli esseri umani? Da alcuni anni questa domanda mette imprenditori e dipendenti faccia a faccia con il tema “lavoro e futuro”. Analizzare il presente in ottica costruttiva e con spirito critico può aiutare a comprendere la direzione che sta prendendo il mondo del lavoro in relazione alla tecnologia e quali scenari occupazionali stanno proponendo le aziende.

Come in ogni ambito di riflessione, visioni opposte hanno preso forma. Da un lato, chi prevede aumenti esponenziali dei livelli di disoccupazione e la dipendenza dell’uomo dai robot, dall’altro chi attribuisce alle nuove tecnologie il ruolo di liberatrici degli esseri umani, che potranno abbandonare impieghi logoranti per dedicarsi a lavori creativi in linea con le proprie passioni.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Disoccupazione di massa nel futuro o nuovi lavori?

Le evoluzioni tecnologiche hanno portato enormi cambiamenti più o meno positivi, ma in relazione al lavoro, a emergere è quasi sempre una sensazione di rischio rispetto al ruolo dell’essere umano nei confronti delle macchine. Secondo l’Edelman Trust Barometer Report 2019 il 47% delle persone in tutto il mondo pensa che le innovazioni tecnologiche avvengano troppo rapidamente e il 55% che l’automazione stia togliendo lavoro agli individui.

Le nuove tecnologie, infatti, rendono spesso obsoleti i compiti e le occupazioni esistenti, basti guardare a quanti mestieri sono scomparsi nel tempo e quanti ne sono nati, come gli specialisti informatici, gli ingegneri energetici e gli sviluppatori di software. Uno studio del 2020 del Massachusetts Institute of Technology, riporta una tabella che racconta come le mansioni siano cambiate negli anni. Secondo la ricerca, il 60% dei posti di lavoro disponibili oggi non esisteva una generazione fa.

Nuove aziende, nuove proposte lavorative

Dal 1880 le occupazioni in più rapida crescita in tutto il mondo sono state nel settore dei servizi (fonte: Bureau of Economic Analysis-US Department of Commerce). Nel recentissimo passato, gli eventi attraversati hanno amplificato l’adozione delle tecnologie digitali, rafforzando molte tendenze preesistenti del mercato del lavoro. Varie aziende hanno iniziato a proporre nuove formule d’impiego, fatte di aspetti virtuosi e creativi, ma anche di rischi, tipici delle attività sottopagate e sottotutelate della gig economy, che vanno affrontati con politiche strutturate e lungimiranti.

Appen: il “lavoro del futuro” è qui?

Appen è un’azienda australiana che fornisce i dati per lo sviluppo di prodotti di machine learning e intelligenza artificiale. Il modello prevede il coinvolgimento di lavoratori sotto forma di contributor, ovvero collaboratori esterni che aiutano a produrre i dati che poi forniranno ai clienti. Più di un milione di persone lavorano con Appen allo sviluppo di migliaia di progetti in oltre 235 lingue.

Chiara V. è una di questi contributor che si è da poco licenziata dal suo impiego, sull’onda del fenomeno della Great Resignation, per lavorare con gli animali, ambito che ha sempre amato. Mentre investe il suo tempo formandosi, Chiara si sostiene collaborando con Appen. L’azienda offre opportunità di impiego flessibili e da remoto, con attività che possono durare da meno di un’ora a molti mesi.

Appen di per sé è una piattaforma su cui vengono caricati progetti per lo sviluppo di machine learning e intelligenza artificiale – racconta Chiara a BuoneNotizie.it – I progetti sono vari, da quelli brevi dove, ad esempio, agli aderenti vengono richieste brevi registrazioni vocali, a quelli a lungo termine (come quello a cui io sto lavorando), in cui c’è da fare una valutazione di immagini. In sostanza, viene proposta un’immagine input e uno o una serie di risultati che possono essere immagini simili o uguali all’input, mappe, indirizzi. Compito del valutatore è guardare l’immagine e valutarne la pertinenza e la qualità delle informazioni che il risultato fornisce: se possono soddisfare o meno la ricerca. Ad esempio, l’immagine input è una pianta? Il mio compito sarà valutare se i risultati della ricerca forniti riconoscono quella pianta specifica e permettono all’utente di collegarsi a una pagina web con informazioni pertinenti e soddisfacenti sulla pianta e se sono o meno in lingua italiana. Il mio però è davvero solo uno dei tanti progetti che Appen contiene, che sono piuttosto vasti e variano anche in base all’area geografica delle persone che si candidano. Il sistema infatti prevede che chi vuole aderire, debba possedere dei requisiti specifici richiesti per quel progetto (come ad esempio la lingua madre o essere residenti presso un determinato Paese) e superare una o più prove di qualificazione.” 

Tra gli impieghi proposti ci sono servizi di traduzione, trascrizione, sondaggi, sintesi vocali, fonetiche e di pronuncia. Un caso, in sintesi, in cui gli uomini insegnano alle macchine a migliorarsi e, in cambio, l’Intelligenza Artificiale produce lavoro (anziché toglierlo).

Newsflare, community e mercato di video online

Un’altra realtà che ha creato lavoro con la digitalizzazione è Newsflare, la piattaforma leader a livello mondiale di video generati dagli utenti e utilizzata da media, editori, emittenti e marchi. Circa 50.000 creatori di contenuti hanno caricato i loro video sul portale, attraverso la tecnologia che autentica e classifica automaticamente i prodotti prima di renderli disponibili per l’uso. Creatori di video da un lato e acquirenti dall’altro, Newsflare si trova nel mezzo, facilitando le transazioni tra le parti e garantendo la sicurezza dei pagamenti per i produttori di contenuti e la dinamicità dell’offerta in costante aggiornamento.

Leggi anche:

Metaverso: dall’internet delle cose all’internet della vita?

Intelligenza artificiale: cos’è e perché è tempo di conoscerla

Condividi su:
Giulia Angelon

Giulia Angelon

Mi piace esplorare l’esistenza, osservandone i misteri e sperimentando la forza creatrice che genera l'atto di comunicare quando nasce dall’ascolto e dal dialogo. Per BuoneNotizie.it scrivo di benessere e innovazione in chiave culturale, imparando l’arte di esserci nelle cose con intensa leggerezza.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici