Il termine innovazione digitale deriva dall’espressione inglese digital transformation e riguarda tutti quei cambiamenti tecnologici, organizzativi, culturali, sociali e creativi in grado di migliorare l’esistenza quotidiana. In Italia, il primo Osservatorio sull’Innovazione Digitale è nato nel 1999 accompagnando il passaggio dall’analogico al digitale.

I trend dell’innovazione digitale

La conferma dell’importanza di questo cambiamento deriva dal fatto che le cosiddette Big Tech, imprese il cui business deriva dagli investimenti in ambito tecnologico, dominano i mercati. Il loro peso si evince dal fatto che sono tech undici delle diciassette imprese che capitalizzano più di 400 miliardi di dollari nel mondo. L’introduzione dello smartphone, device cardine della nostra vita, ha impresso una spinta notevole verso un settore fortemente in espansione perché ha reso l’innovazione tecnologica a portata di mano.

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Esempi di quanto l’innovazione tecnologica abbia cambiato le nostre abitudini sono il mobile payment, cioè i pagamenti effettuati attraverso i dispositivi mobile, o la sharing economy, in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento. Questi servizi hanno richiesto il miglioramento delle prestazioni delle linee dati che ha portato allo sviluppo delle reti 5G.

Il cloud computing, i big data, la data science, machine learning e Intelligenza Artificiale sono settori protagonisti dell’innovazione digitale. A questi si aggiungono la diffusione della tecnologia delle blockchain legate ai bitcoin e tutto ciò che riguarda il tema della cybersecurity. 

L’innovazione digitale apre a nuovi mondi virtuali, dal potenziale in parte ancora da scoprire. Mentre anche le banche centrali stanno valutando l’introduzione di loro monete digitali, cresce il fenomeno dei Non-Fungible Token (NFT): certificati digitali che identificano in maniera univoca un determinato prodotto digitale e che stanno creando un web decentralizzato, il decentralized web, alternativa dell’attuale web guidato dalle Big Tech. Contemporaneamente, si aprono nuovi spazi, tra reale e virtuale, come il Metaverso di Mark Zuckerberg.

È evidente, dunque, che l’innovazione digitale sta rivoluzionando business e società penetrando in tutti gli ambiti, dalla Pubblica Amministrazione all’imprenditoria privata, cambiando il nostro rapporto con il mondo.

Nuove tecnologie e nuove responsabilità

Alla luce di questa ondata di novità, si vanno definendo nuovi spazi di riflessione sul ruolo dell’innovazione digitale in rapporto all’ecosistema umano. “Occorre un’analisi etica dello sviluppo tecnologico – fa notare Helga Nowotny, sociologa dell’Università di Vienna – Occorre definire ciò che sarà socialmente accettabile, legalmente definito e riconosciuto,  altrimenti il rischio è quello di ritrovarci una tecnologia gestita male, fuori controllo e che può essere addirittura dannosa”.

Ecco perché è stato individuato un nuovo ambito di ricerca, quello dell’Innovazione Responsabile o RRI (Responsible Research and Innovation), concetto emergente in ambito europeo diffuso anche in Italia. Il RRI è basato sulla rilevanza delle implicazioni sociali ed etiche emerse dall’attività di ricerca nel settore dell’innovazione. Lo scopo è mettere in rilievo, per quanto possibile, eventuali aspetti sia positivi che negativi e anticipare le conseguenze dell’innovazione, anche in rapporto alle generazioni future.

Poiché la sola tecnologia non ha avuto successo nel risolvere i problemi più complessi legati al progresso sociale, molti studiosi e ricercatori in ambito internazionale sottolineano la necessità di combinare le conoscenze di materie come sociologia, filosofia, politica ed economia con quelle tecnico-informatiche. La soluzione, quindi, è quella di considerare in misura sempre maggiore l’etica nei processi di decision-making, assicurando un utilizzo e un accesso alla tecnologia equo a livello globale, per un’innovazione digitale eticamente sostenibile.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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