L’UE approva le prime cinque terapie per Covid-19 e Biden investe sugli antivirali: a passi spediti verso trattamenti sicuri ed efficaci.

 

Il 29 giugno scorso la Commissione europea ha approvato il primo portafoglio di cinque terapie per i pazienti affetti da Covid-19. Si tratta di farmaci contro il Covid che potrebbero essere disponibili per curare i cittadini di tutta Europa. Quattro di questi sono anticorpi monoclonali sottoposti a revisione continua da parte dell’EMA (Agenzia europea dei medicinali); uno, invece, è il baricitinib, un immunosoppressore già in commercio, che riduce l’attività del sistema immunitario. Questo farmaco attende l’ok ufficiale per estenderne l’uso e includere il trattamento specifico dei pazienti Covid.

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A inizio giugno, invece, l’amministrazione Biden ha annunciato che acquisterà circa 1,7 milioni di dosi dell’antivirale sperimentale molnupiravir dall’azienda farmaceutica Merck. Per finalizzarne l’acquisto, però, sarà determinante il via libera dell’Agenzia del farmaco americana (FDA). Il comunicato stampa ufficiale del 17 giugno, inoltre, dichiara che gli Stati Uniti hanno stanziato più di 3 miliardi di dollari nell’ambito dell’American Rescue Plan. Si tratta di un piano di salvataggio per accelerare la scoperta, sviluppare e produrre farmaci di nuova generazione contro il Covid.

Che cosa sono gli anticorpi monoclonali e come funzionano

Il sito dell’Istituto superiore di sanità spiega cosa siano gli anticorpi, cioè molecole complesse prodotte dai linfociti B. Gli anticorpi fanno parte dei sistema immunitario e si attivano per rispondere a una molecola estranea all’organismo, detta antigene, come batteri o virus. Il compito dell’anticorpo, quindi, è quello di combattere il corpo esterno. Gli anticorpi monoclonali (MAB), invece, sono prodotti in laboratorio e fusi con le cellule tumorali del sangue. Queste hanno il vantaggio di essere immortali. La cellula ottenuta dalla fusione è coltivata, ossia clonata, e in seguito si divide e genera altre cellule a essa identiche. Questi cloni producono quantità illimitate di anticorpi, detti appunto monoclonali, progettati per riconoscere uno specifico antigene e neutralizzarlo. I MAB sono impiegati per scopi vari: diagnosi, terapia o potenziamento delle difese naturali del corpo.

L’Unione Europea della sanità in azione: coordinarsi per proteggere al meglio la salute dei cittadini

Le cinque terapie lanciate sono in una fase avanzata di sviluppo e i risultati, a oggi, sono molto promettenti. L’obiettivo dell’UE, infatti, è quello di avere almeno tre nuove tipologie di farmaci contro il Covid, approvate entro ottobre. I prodotti dovranno però soddisfare standard di sicurezza, qualità ed efficacia. Entro la fine del 2021, inoltre, l’EMA avvierà le revisioni di altre promettenti cure. Il portafoglio di terapie si colloca all’interno di una precisa strategia europea, quella dell’impegno congiunto. È importante, infatti, coordinare l’attività degli Stati membri sia per prevenire e affrontare meglio le future pandemie, sia per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari europei. Già con la politica sui vaccini abbiamo visto quanto sia fondamentale agire assieme per il bene comune.

Proprio sulla scia dell’azione congiunta, la Commissione ha acquistato gli anticorpi monoclonali per conto dei 27 Stati membri. Per garantire che le cure approvate si producano il prima possibile e in quantità sufficiente per tutti, il 12-13 luglio si terrà un incontro ad hoc. L’UE si impegna a coprire l’intero ciclo vitale dei farmaci: ricerca, sviluppo, selezione dei migliori, rapida approvazione normativa, produzione e distribuzione. “Questa è l’Unione europea della sanità in azione, ha dichiarato Stella Kyriakides, commissario per la salute e la sicurezza alimentare.

Il piano antivirale Usa: 3 miliardi di dollari nella ricerca di farmaci contro il Covid

È quanto si afferma nel comunicato ufficiale del 17 giugno del Dipartimento di salute americano. Enti pubblici e privati collaborano al piano per le pandemie così articolato:

  • 300 milioni di dollari per la ricerca e il supporto di laboratorio,
  • 1 miliardo di dollari per la valutazione preclinica e clinica,
  • 700 milioni di dollari per lo sviluppo e la produzione,
  • 1,2 miliardi di dollari per creare gruppi di ricerca chiamati AViDD, ossia Centri di scoperta di farmaci antivirali innovativi. Questi centri si occuperanno dei coronavirus in generale e serviranno, quindi, per affrontare meglio le future minacce virali.

I farmaci contro il Covid possono essere un strumento efficace e pratico per impedire che la malattia diventi grave o addirittura mortale. I pazienti colpiti dal virus, infatti, possono assumere il farmaco per via orale direttamente da casa e bloccare l’infezione ai primi stadi. Al contrario, dare un farmaco a chi è già ospedalizzato non pare abbia dato buoni risultati. Per questo motivo, il 9 giugno Biden ha dichiarato che acquisterà 1.7 milioni di dosi dell’antivirale sperimentale molnupiravir, quando riceverà l’ok ufficiale dell’Agenzia americana. Nel frattempo, sono in corso test rigorosi su 19 agenti terapeutici, somministrati a pazienti ambulatoriali e ricoverati causa Covid.

Che cos’è il molnupiravir e di quali studi è oggetto

La molecola molnupiravir è capace di indurre errori di copia del virus, cioè impedisce al virus di replicarsi nel corpo umano. Fino a oggi gli studi clinici su pazienti colpiti da Covid hanno dato buoni risultati: il farmaco riduce la replicazione. Inoltre, il farmaco si è già dimostrato efficace anche contro il virus dell’influenza e dell’Ebola. In queste settimane, invece, è in corso lo studio con molnupiravir su 1850 pazienti in tutto il mondo, che si concluderà nell’autunno 2021. I soggetti testati soddisfano le seguenti condizioni:

  • hanno ricevuto di recente la diagnosi da Covid,
  • hanno sintomi per 5 giorni o meno,
  • non si trovano in ospedale,
  • sono più a rischio di malattia grave.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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