Lo scorso 21 aprile l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) ha ufficialmente dato il via libera per rendere gratuita la pillola anticoncezionale in Italia.

La notizia è stata salutata con grande favore dalla SIGO, società italiana di ginecologia ed ostetricia, che in un comunicato ufficiale ha ringraziato l’AIFA, auspicando per il futuro che tutti i contraccettivi siano resi gratuiti a carico del sistema sanitario nazionale, al fine di permettere la scelta del contraccettivo maggiormente indicato per ogni singola donna”.

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Ma non a tutti è piaciuto questo primo passo per rendere finalmente gratuita in Italia la pillola anticoncezionale per tutte le donne. All’indomani dell’approvazione da parte del Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia italiana del farmaco si è fatto sentire con vigore il fronte del no. I detrattori hanno definito la manovra “grave e pericolosa”, portando a sostegno della propria tesi 5 argomenti, che da sempre sono i più quotati tra quanti sono contrari all’utilizzo della contraccezione orale.

Dunque, quali sono gli argomenti contro la pillola gratuita e cosa ci dice la scienza riguardo la loro validità?

La pillola aumenta il rischio di cancro al seno?

Gli studi sull’argomento sono controversi e non tutti concordano sul fatto che assumere un contraccettivo orale aumenti il rischio di sviluppare un carcinoma mammario. Anche tra gli studi che hanno registrato un aumento, questo si è dimostrato essere molto modesto. Uno studio danese condotto su quasi 2 milioni di donne, ha rilevato un aumento di 2 casi di tumore al seno ogni 100.000 donne all’anno (nella fascia di età under 35 anni, ossia quella che più frequentemente assume contraccettivi orali). Quello che invece sappiamo con certezza, è che l’uso della pillola contraccettiva riduce in maniera significativa il rischio di cancro dell’endometrio e dell’ovaio. Per quest’ultimo con una diminuzione dei casi del 50% in donne che facevano uso della pillola da più di 10 anni.

La pillola mette a rischio di sviluppare trombosi venosa?

La trombosi venosa è la formazione di un coagulo all’interno di una vena, che impedisce il flusso del sangue. L’assunzione della pillola anticoncezionale aumenta il rischio di sviluppare questa patologia. Ma di quanto? Come si legge sul portale di informazione dell’ordine dei medici, la frequenza di trombosi in donne che non assumono contraccettivi estroprogestinici è di 1-5 casi all’anno ogni 10.000 donne. Fra le donne che invece assumono questi farmaci i casi arrivano a 3-9 all’anno su 10.000. L’aumento è dunque molto modesto, soprattutto se confrontato con ciò che avviene in gravidanza, quando la produzione fisiologica degli stessi ormoni contenuti nella pillola porta ad una incidenza di 20 casi su 10.000 donne all’anno.

Rendere la pillola gratuita per tutte le donne mette a rischio le adolescenti e le ragazze più giovani, che potrebbero iniziare a “bombardarsi di ormoni”?

La contraccezione rientra tra gli obiettivi per il 2030 inseriti dai Paesi dell’ONU nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile, auspicando che questa diventi “ampiamente disponibile e facilmente accessibile a chiunque sia sessualmente attivo”. Dunque senza limiti di età, includendo anche le fasce più giovani della popolazione e gli adolescenti.

Non dimentichiamo poi che la pillola anticoncezionale rimane un farmaco soggetto a prescrizione medica e, come tale, può essere assunto solo sotto controllo medico, dopo visita specialistica che ne accerti l’indicazione per la paziente che ne fa richiesta.

Le icone dei 17 obiettivi 2030 dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile

Rendere la pillola gratuita aggraverebbe il già crescente tasso di denatalità in Italia?

I dati ci mostrano che non esiste nesso tra la pillola anticoncezionale gratuita e tasso di natalità. Emblematico è il caso della Francia che, pur essendo uno dei paesi europei con maggiore accesso alla contraccezione, ha il numero medio di figli per donna più alto d’Europa (1,83 – dati Eurostat). Al contrario, nei contesti in cui viene ostacolato l’uso di contraccettivi, ad aumentare sono soprattutto le interruzioni volontarie di gravidanza. Sembra quindi che il tasso di natalità sia legato, non tanto alla possibilità di programmare una gravidanza tramite l’uso di contraccettivi, quando al contesto socio-economico più o meno a supporto della maternità.

Se guardiamo poi ai Paesi in cui la possibilità di accesso alla contraccezione non è garantita, si nota che certamente hanno tassi di natalità elevati, ma sono anche quelli in cui il grado di scolarizzazione e di accesso al mondo del lavoro per le donne è minore.

Rendere gratuita la pillola è un provvedimento inutile, poiché in Italia è già accessibile e gratis per molte categorie di donne?

L‘accesso alla contraccezione in Italia è tutt’oggi tra i più bassi d’Europa e risulta estremamente disomogeneo all’interno del territorio nazionale. Secondo dati raccolti dalla SIGO solo il 16.2% delle donne sceglie la contraccezione ormonale, un dato estremamente basso (la media europea è pari a 21.4%). Attualmente solo alcune Regioni, tra cui Emilia Romagna, Toscana e Puglia, prevedono forme di distribuzione gratuita della pillola anticoncezionale ed esistono comunque limiti di età o reddito per poter accedere a queste agevolazioni. Si ricordi poi che solo i Consultori sono autorizzati all’erogazione gratuita di questi farmaci, mentre restano esclusi ambulatori ostetrico-ginecologici e farmacie. Una legge nazionale che renda egualitario l’accesso alla contraccezione gratuita per tutte le donne in tutte le Regioni italiane è quindi più che mai necessaria, anche in favore di quelle donne che assumono la pillola come terapia per patologie ginecologiche come la sindrome dell’ovaio policistico.

 

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Caterina Poli

Caterina Poli

Medico Chirurgo con focus sulla salute materno-infantile. Credo in un tipo di informazione chiara e accessibile a tutti, ma sempre rigorosa. Amo parlare di salute, benessere e diritti. Collaboro con Buonenotizie e partecipo al laboratorio di giornalismo costruttivo.

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