Secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, attualmente, la sordità congenita rappresenta il deficit sensitivo ereditario più frequente a livello mondiale: questa difficoltà si riscontra in almeno 1 o 2 neonati su 1000 nei Paesi industrializzati e la sua frequenza aumenta con l’età, con una prevalenza di 2 o 3 casi su 1000 nei bambini di 5 anni e di 3-4 casi su 1000 tra gli adolescenti.

Una condizione di sordità congenita permanente può alterare o addirittura impedire il normale sviluppo linguistico del bambino e compromettere la sua condizione futura a livello comunicativo, psicologico, scolastico, sociale e lavorativo.

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Lo screening neonatale dell’udito o screening uditivo neonatale è un esame breve e non invasivo che si effettua nei primi giorni di vita del neonato e che permette di diagnosticare precocemente un eventuale deficit uditivo, così da favorirne tempestivamente la riabilitazione ed evitare che abbia ripercussioni negative sia sulla qualità di vita del bambino che della sua famiglia.

Screening neonatale: la prevenzione della sordità congenita in Italia

In Italia, il monitoraggio e l’analisi dei programmi di screening nazionale vengono effettuati dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale.

Negli ultimi 18 anni, i risultati di una recente indagine nazionale sull’adeguatezza dei servizi di prevenzione delle disabilità neuro-sensoriali alle indicazioni della “Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”, svolta dal Sistema informativo nazionale per la sorveglianza delle esposizioni pericolose e delle intossicazioni o ISTISAN, hanno dimostrato che lo screening uditivo neonatale attualmente presenta una copertura nazionale del 95,3%, il 66% in più rispetto al 23,9% del 2003, raggiungendo l’obiettivo richiesto dagli standard qualitativi internazionali.

Permane, tuttavia, una forte disomogeneità di copertura dello screening fra le varie regioni, questo potrebbe incidere negativamente sull’efficacia e l’efficienza di quest’esame nel suo insieme. Per migliorare la situazione potrebbe essere necessario sviluppare un sistema di raccolta dati centralizzato per ogni bambino.

A tal proposito, nel 2018, il Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie-CCM del Ministero della Salute ha finanziato il Progetto “Sordità infantile e patologie oculari congenite. Analisi dell’efficacia ed efficienza dei protocolli di screening uditivo e visivo neonatale” con l’obiettivo di raggruppare e revisionare i protocolli esistenti a livello nazionale, al fine di rilasciare raccomandazioni o buone pratiche per i professionisti della salute e di favorire la diffusione di informazioni sia alle famiglie coinvolte che alla popolazione generale.

Il 20 febbraio 2020, invece, la Conferenza Stato Regioni ha stilato il documento “Investire presto in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni di vita” che fornisce indicazioni per tutelare la salute del neonato dal concepimento ai due anni di età, ponendo particolare attenzione anche agli screening neonatali utili alla diagnosi precoce di malattie congenite nel primo mese di vita.

Screening neonatale dell'udito per diagnosticare precocemente la sordità

Foto di Jonas Mohamadi da Pexels

L’importanza di una diagnosi precoce

Avere buone abilità uditive aiuta a percepire i suoni circostanti, favorendo un contatto diretto con l’ambiente, nonché la possibilità di comunicare con gli altri. Queste capacità sono rilevanti soprattutto nel percorso di crescita di un bambino, in quanto svolgono un ruolo significativo nel suo rapporto con i famigliari, nell’acquisizione del linguaggio e nel futuro sviluppo psicosociale, scolastico e lavorativo.

Diagnosticare precocemente un deficit uditivo favorisce un intervento tempestivo di tipo medico o chirurgico, attraverso l’utilizzo di apparecchi acustici che, se associati a una corretta presa in carico riabilitativa, garantiscono un completo accesso all’istruzione e alla comunicazione, aiutando chi presenta questa criticità a raggiungere il proprio potenziale.

Numerose evidenze scientifiche, come lo studio “Language and the Newborn Brain: Does Prenatal Language Experience Shape the Neonate Neural Response to Speech?” della dottoressa Lillian May, docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università della British Columbia, dimostrano che i neonati discriminano i suoni linguistici e la voce della madre fin dalla nascita e che la loro capacità di riconoscere e distinguere i rumori esterni, la parola e la musica dipende esclusivamente dalla successiva esperienza uditiva.

Ecco perché bisogna assicurarsi, fin dai primissimi mesi di vita del bambino, che il suo sistema uditivo sia integro e sollecitato da una corretta stimolazione sonora, lo screening uditivo neonatale e la sorveglianza audiologica rappresentano un fattore decisivo in tal senso.

La World Health Organization (WHO) e il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità raccomandano, infatti, che tutti i bambini possano accedere a questo screening neonatale entro il primo mese di vita, affinché venga poi fornita una diagnosi precoce di sordità e un intervento tempestivo e appropriato al fine di prevenire ulteriori disagi.

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Brunella Mascolo

Brunella Mascolo

Logopedista e aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Come professionista sanitario, nonché persona molto empatica e introspettiva, scrivo principalmente di tematiche inerenti alla crescita personale e alla prevenzione e alla tutela della salute e del benessere mentale.

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