Come tornare in presenza e superare eventuali criticità? Le interviste di Buonenotizie.it.

A un mese dal ritorno in presenza della scuola, è emersa una certa difficoltà da parte di docenti, e degli stessi studenti, a tornare in pieno regime alla normalità della presenza. Buonenotizie.it ha chiesto a un’esperta, la dott.ssa Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice della prima scuola di biblioterapia italiana, S.I.BI.L.L.A., di fornirci un ritratto del docente “perfetto” post DAD, indicando anche come gli studenti possono superare eventuali criticità dovute a stress o frustrazione da ritorno in presenza.

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un insegnante-educatore “perfetto” oggi?

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Siamo perfettibili, non perfetti. Dopo quasi due anni di Covid in cui abbiamo vissuto una situazione inedita che rimarrà scritta nei libri di storia, di economia, di scienze mediche e psicologiche, agli insegnanti ora spetta il compito di “normalizzare” la situazione scolastica e il rapporto docente-discente/i. Un buon insegnante sa adottare e adattare la sua metodologia didattica all’alunno e al gruppo classe ascoltando le istanze dei ragazzi. Non deve mai rinunciare alla sua autorevolezza, non deve avere una relazione amicale con gli studenti, né può e deve ricoprire ruoli che appartengono ai genitori. La scuola ha una responsabilità formativa culturale anche  educativa dal punto di vista sociale e della crescita personale dei giovani, ma la famiglia è il sistema educativo di base e ne ha la responsabilità diretta. Un buon insegnante ha uno stile di conduzione democratico, non autoritario, non permissivo. Lo stile democratico in cui si danno direttive e regole ferme, ma non rigide, adottando la comunicazione assertiva, è lo stile migliore, secondo gli studi di  White, Lippit, Goleman. Non è lo stile più produttivo, ma il più efficace e il migliore perché, pur dando regole e consegne chiare e ben definite, ma non rigide, lascia spazio alla possibilità di espressione dei membri del gruppo anche in termini di creatività e di ricerca di soluzione dei problemi.

Come affrontare le sfide educative dopo due anni a distanza?

L’insegnante oggi deve avere anche una basilare formazione psicologica insieme a quella didattica, deve avere competenze comunicative e di conduzione di gruppo. Lo psicologo scolastico, che in altri Paesi è strutturato nelle istituzioni scolastiche, sarebbe un valido aiuto per gli insegnanti, per gli stessi studenti nonché per le famiglie. Ciascun professionista ha le sue competenze, la loro integrazione sarebbe utilissima in termini di continuità nel percorso formativo degli studenti e non di occasionalità episodica, come purtroppo spesso accade nel nostro Paese. Ne beneficerebbero tutti: docenti, alunni, genitori. L’attività della scuola è formativo – educativa. La famiglia ha la responsabilità educativa fondamentale. La DAD certamente ha creato possibilità, ma contestualmente anche problemi. L’insegnante dovrebbe affrontare le sfide educative in presenza prediligendo il lavoro in classe strutturato in coppie e in gruppo. Un utile strumento di indagine e di studio, in tal senso, anche per la composizione dei gruppi in classe è il sociogramma di Moreno, di semplice applicazione , che con l’aiuto dello psicologo scolastico nell’analisi delle preferenze di ciascuno studente, rileverebbe subito leader, isolati e gruppi. Ciò implicherebbe, di conseguenza, l’adozione di misure adeguate alla composizione dei gruppi e al fronteggiamento di emarginazioni, indicative anche di eventuali comportamenti bullizzanti  nei confronti degli studenti più fragili e di eventuali difficoltà di socializzazione.

 Scuola in presenza: come combattere lo stress e l’eventuale frustrazione ?

Stress e frustrazione possono essere vissuti per molti diversi motivi. Imparare la decompressione emotiva attraverso esercizi di rilassamento, di mindfulness sarebbe molto utile. Lo psicologo scolastico sarebbe di aiuto anche ai docenti insegnando loro le tecniche di rilassamento, supportandoli nel loro lavoro.

In che modo gli studenti possono affrontare il ritorno in presenza e superare eventuali criticità?

Gli studenti, dopo quasi due anni di DAD, hanno ben compreso il valore socio-affettivo del gruppo classe e il bisogno fisico dei coetanei, il valore di quell’abbraccio, che durante il lockdown e la didattica a distanza è mancato. Bisognerebbe aiutare gli studenti attraverso una metodologia didattica improntata al lavoro di gruppo, all’aiuto tra pari, alla ricerca, all’insegnamento del Problem Solving. La ricerca di soluzioni adeguate e possibili ai problemi oggettivi, reali, comportamentali, affettivi, relazionali, sociali, personali e di gruppo, valorizzerebbe le proprie risorse, imparando a fare valutazioni adeguate e sviluppando la propria creatività. Acquisirebbero  autostima e autoefficacia  insieme a competenze cognitive, critiche e socio-affettive. Gli studi di Bandura sono utili conoscenze per i docenti. Lettura, scrittura, esperienze laboratoriali: le esperienze di lavoro di gruppo sono utilissime non solo per la vita scolastica degli studenti, ma anche per la loro crescita psicologica e per lo sviluppo dell’empatia, soprattutto nel contesto attuale.

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Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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