Nel corso dell’ormai conclusa campagna elettorale, il leader del PD Enrico Letta ha riproposto di estendere l’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni d’età. Un’idea che amplierebbe il bagaglio culturale e sociale degli studenti italiani, togliendoli da situazioni di disagio. Al di là della bontà o meno del progetto, l’idea dovrebbe essere correttamente attuata e, soprattutto, finanziata.

Obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni: la proposta

Dal palco dell’ultimo Meeting di Rimini, il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha rilanciato la proposta di estendere l’obbligo scolastico in Italia dai 3 ai 18 anni. Al momento l’obbligo di istruzione è dai 6 fino ai 16 anni, quindi non esiste alcuna norma che imponga la frequentazione dell’asilo e delle scuole dell’infanzia e il conseguimento della maturità. La proposta è stata accolta con molta freddezza dal mondo della politica, dunque è probabile che non sarà tradotta in legge. Anche perché, ammesso che il PD prosegua nel suo intendimento, per modificare l’articolo costituzionale che recita che l’obbligo scolastico è gratuito e garantito per dieci anni serve l’approvazione di Camera e Senato. E, anche se si ottenesse, comunque, la norma non entrerebbe in vigore prima del 2023, visti i tempi di approvazione di una norma in Italia.

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Per riformare strutturalmente l’obbligo scolastico in Italia è necessario intervenire finanziariamente e culturalmente. Non basta, dunque, sostenere economicamente le realtà che si obbligano di accogliere e formare piccoli cittadini da 0 a 6 anni, ma è necessario ripensare strutturalmente il sistema scuola. In primis è necessario che scuola dell’infanzia e scuola primaria lavorino in concerto, in modo da ridurre fin da subito le differenze culturali tra i bambini, prima che diventino insormontabili.

Anche per quanto riguarda la scuola secondaria, è necessario intervenire strutturalmente. In particolare, su due fronti: potenziare il sostegno scolastico, per non lasciare nessuno studente indietro e incoraggiare lo sviluppo delle abilità e delle competenze individuali. Tutto ciò, naturalmente, richiede molti fondi e voglia di cambiamento. I fondi ci sarebbero: il PNRR ha previsto fondi per aumentare l’offerta di nidi e l’ultima legge di bilancio prevede fondi per il personale scolastico. La volontà, invece, manca, almeno a sentire le reazioni laconiche della politica.

Dove già si fa

In molti Paesi europei, l’estensione dell’obbligo scolastico è già realtà. Emmanuel Macron in Francia ha abbassato già nel 2019 a tre anni l’età obbligatoria di frequentazione della scuola, per allinearsi a quella che è già una consuetudine nel Paese. In Spagna l’obbligo scolastico dura 10 anni e comincia a 6, in Germania oscilla tra 9 e 10 anni, così come in Estonia. In Ungheria addirittura inizia a 6 anni e termina a 18. La Finlandia, considerata la nazione leader a livello mondiale per quanto riguarda l’istruzione (ne abbiamo parlato anche nella nostra inchiesta sul mondo della scuola), ha esteso l’obbligo scolastico da 7 a 18 anni d’età.

La tendenza a far cominciare la scuola a un’età sempre minore, dunque, è comune a molti Paesi europei: l’Ungheria starebbe pensando a un abbassamento dell’obbligo scolastico dai 3 anni, sul modello francese. Se la proposta del PD venisse attuata, in Italia l’obbligo scolastico si alzerebbe da 10 a 15 anni. Al momento, vige ancora la distinzione tra obbligo scolastico, fino a 16 anni, e obbligo formativo (introdotto dal ministro Berlinguer), fino a 18 anni, che può essere assolto anche con un percorso di formazione professionale.

Le obiezioni e i possibili vantaggi

Se per quanto riguarda l’estensione fino a 18 anni dell’obbligo scolastico le voci di dissenso sono praticamente inesistenti, altrettanto non si può dire per ciò che concerne l’obbligo di scuola dell’infanzia. L’obiezione principale riguarda l’inserimento di bambini così piccoli in un sistema che, coerentemente con l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo scolastico, prevederebbe un percorso curriculare e non più meramente socioeducativo.

Inserire bambini di 3 anni in un ambiente che, oltre a favorire la socializzazione e ad assorbire le necessità assistenziali delle famiglie, si occupi della loro formazione come futuri cittadini comporta numerosi vantaggi. In primis, che fin da piccolissimi bambini di tutti i contesti sociali crescerebbero in un ambiente che li avvia a un percorso di vita con regole e trattamenti uguali per tutti. Per tanti bambini che fin da piccoli avvertono il gap sociale, l’inserimento in un ambiente che non fa differenze sarebbe un prezioso incoraggiamento.

L’abbassamento dell’età di obbligo scolastico, in questa ottica, sarebbe coerente con la scelta di innalzarlo fino ai 18 anni. Estendere l’obbligo scolastico in Italia significa dare a tutti le stesse possibilità, favorire le inclinazioni personali e sfruttare i soldi pubblici e del PNRR per sostenere gli insegnanti, dalla scuola dell’infanzia fino a quella secondaria.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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