Anche un solo albero piantato può avere un impatto enorme sul clima urbano, ma è con una pianificazione accurata che l’impatto diventa rilevante.

È risaputo quanto piantare alberi, progettare aree verdi, riservando spazi alla funzione di “polmoni naturali” sia benefico per innumerevoli ragioni di natura culturale, sociale, etica e soprattutto di sostenibilità ambientale.

D’altro canto, il tema è così vasto (e la necessità di un’inversione di passo così urgente), da essere spesso percepito dal singolo individuo come qualcosa di irreversibile, almeno su scala ridotta.

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Invece uno studio dell’American University scalfisce questa associazione mentale per cui singolarmente siamo impotenti di fronte a problematiche di grande portata come il riscaldamento globale.

L’effetto degli alberi solitari nelle aree urbane: cosa dice lo studio americano

Secondo questo studio, è sufficiente piantare un solo albero perché si verifichi un abbassamento della temperatura circostante di circa 2°C nella fascia oraria più calda della giornata. In particolare, la presenza di alberi singoli, piantati in modo tale da assicurare una copertura fogliare del 50% sull’area complessiva, assicura un refrigerio naturale che arriva fino a 4°C in meno nel caso in cui l’esemplare raggiunga l’altezza di 15 metri.

Il metodo di indagine si è basato sulla rilevazione di oltre 70 mila temperature in diverse aree e fasce orarie che sono poi state messe in relazione con i dati sulla densità degli alberi rapportata all’estensione della superficie considerata. Con particolare attenzione all’incidenza degli alberi “solitari”.

Questa scoperta risulta particolarmente rilevante nei contesti urbani, dove non è semplice garantire grande concentrazione di alberi in un’area circoscritta: un problema che si traduce poi nell’assenza totale di verde. Non a caso, le ricerche sono state condotte nel distretto di Washington, città particolarmente interessata in qualità di metropoli, dal fenomeno “isola di calore”.  Secondo l’Environmental Protection Agency questo sbalzo con l’ambiente circostante non urbanizzato si concretizza in una di media 5-6 °C di scarto che arriva a 12 °C nei casi documentati più gravi.

In questo senso, la strategia di costellare le infrastrutture – responsabili del rilascio di calore – di alberi singoli seppur “diradati” aiuta a contrastare efficacemente il fenomeno in mancanza delle condizioni per un’opera di forestazione.

Quanta energia permette di risparmiare un albero piantato vicino a un edificio? I risultati di una revisione scientifica made in Italy

A proposito del ruolo mitigatore esercitato dagli alberi sulla temperatura e il loro effetto di contrasto sulle isole di calore urbane, si inserisce una revisione di studi in letteratura svolta da un team italiano con un focus sulle criticità di cui tener conto “a monte” nel piantare alberi, quindi nella pianificazione.

A livello di microclima, la presenza di vegetazione – anche isolata – attorno a un edificio esercita un effetto ombreggiante che riduce quello della radiazione solari sulle pareti esterne e quindi la trasformazione in calore sensibile grazie all’evapotraspirazione (evaporazione del suolo e traspirazione delle piante).

Questo processo si traduce concretamente in un canyon urbano” che in media abbassa la temperatura dell’aria di 4,1 °C, di 15,9 °C per quanto riguarda la pavimentazione e di 8,9 °C per quanto concerne le pareti degli edifici. Questi valori hanno poi, ovviamente, una ricaduta positiva dal punto di vista energetico, con un risparmio che si attesta tra il 10% e il 35% per la climatizzazione nel periodo estivo.

Persino laddove la copertura arborea sia solo del 20% della superficie, la riduzione rilevata è stata dell’8%–18% per l’aria condizionata e del 2%–8% per il riscaldamento.

 Piantare sì, ma con criterio

Tuttavia, perché questi valori siano replicabili e “sfruttabili”, bisogna considerare una premessa necessaria. Piantare alberi in città è un’azione positiva, sì, ma non a priori in quanto deve tener conto di: struttura, composizione, distribuzione e gestione della vegetazione.

Piantare alberi è vincente per attenuare la temperatura solo se pianificato strategicamente, analizzando prima le variabili che coinvolgono piante e alberi, il terreno e la conformazione urbana e interrogandosi sui nodi cruciali:

  • dove piantare (parchi urbani, periurbani o strade)
  • cosa piantare (quali specie, varietà autoctone o esotiche, tenendo a mente l’importanza della biodiversità)
  • perché piantare (mitigazione del clima, riduzione dell’inquinamento, nascondere infrastrutture)
  • come piantare (piantagioni massicce concentrate/sparse o creare corridoi ecologici)
  • chi sarà responsabile della gestione successiva (istituzioni pubbliche, volontari, privati)
  • condizioni di partenza dell’ambiente (% di inquinanti rimossi, emissione giornaliera di composti organici volatili, produzione di pollini e allergeni, efficienza energetica dell’area limitrofa)

Si devono evitare certi rischi. E si può farlo

Non a caso, la mortalità degli alberi piantati è mediamente del 50% proprio a causa di falle in alcuni di questi aspetti, tra cui i più comuni riscontrati sono buche troppo piccole, costi di manutenzione e irrigazione non sostenuti o insostenibili, incompatibilità della specie con il clima circostante.

Così facendo, una soluzione potenziale diventa un problema reale se pensiamo che gli alberi che muoiono rilasciano nell’atmosfera la CO2 immagazzinata, oltre a richiedere ulteriori costi di smaltimento.

Piantare un albero può apparire un gesto semplice ma non richiede meno pianificazione e investimenti di capitale rispetto alla costruzione di infrastrutture.

In questo senso, un modello tangibile è rappresentato dalla città di Sidney che – con il piano Greening Sydney 2030 – ha stanziato per questo decennio l’equivalente di 233 milioni di euro “solo” per piantare più alberi e incentivare gli stessi cittadini a dare per primi il buon esempio, piantando un albero nel proprio giardino.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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