Gli accordi internazionali sul clima sono un mezzo fondamentale per combattere la crisi climatica e sono il risultato della cooperazione tra gli Stati. Proprio oggi, 24 aprile, si celebra infatti dal 2008 la Giornata internazionale del multilateralismo e della diplomazia per la pace.

In occasione di questa ricorrenza, Buonenotizie vuole riproporre una breve storia degli accordi sul clima. Si tratta di momenti importanti che hanno aperto gli occhi sul problema climatico. Non solo, hanno orientato le scelte politiche successive e l’opinione pubblica perché la questione ambientale riguarda tutti e, come tale, deve essere affrontata insieme.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Gli accordi sul clima agli albori: dall’incontro di Ginevra al protocollo di Montréal

Nel 1979 a Ginevra si svolse il primo grande incontro internazionale sul cambiamento climatico. La diplomazia qui si dimostrò cruciale perché permise di stilare il primo programma mondiale sugli effetti del clima e di avviare la cooperazione internazionale.

Un gruppo di scienziati altamente qualificati mise nero su bianco alcune scoperte sulla Co2:

  • è il gas più inquinante in atmosfera;
  • viene prodotto dalla combustione di carbone, petrolio e gas;
  • causa l’aumento della temperatura;
  • è destinato ad aumentare e quindi occorre agire subito.

Sebbene si trattasse solo di parole, il lavoro stimolò l’urgenza di nuove politiche climatiche. Nel 1987, infatti, venne firmato il primo degli accordi sul clima, cioè il protocollo di Montréal. Questo prevedeva di limitare le sostanze che riducono lo strato dell’ozono e imponeva agli Stati firmatari di riunirsi una volta all’anno.

Proprio l’allarme ozono portò ancor più alla necessità di accordi internazionali sul clima. I Paesi ricchi, infatti, si erano resi conto che potevano risolvere le questioni ambientali globali solo con la cooperazione e la diplomazia.

Nel 1988, difatti, nasceva l’IPCC  (Intergovernmental panel on climate change), ossia il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, che mette a disposizione dei governi le sue ricerche. Nel primo rapporto l’IPCC affermava che gli accordi internazionali erano fondamentali per affrontare la sfida e le conseguenze del cambiamento climatico.

Dal 1992 al 1997: dalla Convenzione quadro dell’Onu al protocollo di Kyoto

Nel 1992 si tenne il Summit sulla Terra a Rio de Janeiro e qui i Paesi Onu firmarono la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC). L’accordo non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra, ma fissava diversi vincoli per ciascun Paese firmatario:

  • implementare le misure per adattarsi al cambiamento climatico;
  • gestire in modo sostenibile le foreste, le acque, le coste e il suolo;
  • trasmettere regolari report in cui elencare le politiche per ridurre i gas serra;
  • riunirsi ogni anno nelle COP, le conferenze delle parti sul cambiamento climatici.

Nella Cop3 del 1997, infatti, i paesi dell’Unfccc firmarono il protocollo di Kyoto, il primo trattato al mondo sulla riduzione dei gas serra. Questo ha dato quindi slancio ai successivi accordi sul clima poiché poneva degli obiettivi giuridicamente vincolanti per i Paesi sviluppati, a seconda delle economie nazionali. L’Italia, per esempio, aveva l’obbligo di ridurre le emissioni del 6,5% entro il 2012.

Gli accordi sul clima per aiutare i Paesi in via di sviluppo: da Marrakesh a Cancun

Durante la Cop7 a Marrakesh del 2001, i Paesi dell’Unfccc crearono uno strumento per trasferire le conoscenze tecnologiche in campo climatico. In questo modo si volevano aiutare le economie in via di sviluppo che risentono di più delle conseguenze della crisi climatica.

Si tratta, infatti, di realtà fragili da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Ma Marrakesh fu solo l’inizio di una serie di accordi internazionali sul clima per supportare le Nazioni più esposte al cambiamento climatico. Proprio per questo, infatti, nel 2010 a Cancun nacque il fondo verde per il clima.

L’accordo di Parigi sul clima: il primo universale e legalmente vincolante

A Parigi, al termine di Cop15 nel 2015, si è firmato il primo degli accordi sul clima universale e legalmente vincolante. Riunisce infatti 196 parti che lavorano assieme per lottare contro il cambiamento climatico. L’obiettivo è ambizioso: mantenere l’aumento della temperatura sotto 2°C e sforzarsi per restare entro 1,5°C.

Ogni 5 anni, poi, i Paesi devono presentare i piani nazionali per il clima (Ndc) per ridurre le emissioni. Non solo, i Paesi ricchi si impegnano a supportare economicamente e tramite conoscenze condivise quelli più vulnerabili.

Sono questi i risultati più importanti: sempre più realtà, pubbliche e private, promuovono politiche per azzerare le emissioni e anche l’opinione pubblica partecipa al processo. Ecco quindi che la diplomazia e la pace sono il presupposto basilare per garantire lo sviluppo sostenibile di tutti.

Dal Green Deal europeo del 2019 a Cop26 a Glasgow nel 2021

Gli ultimi e più recenti accordi sul clima riguardano il Green Deal europeo, firmato nel dicembre 2019, e la Cop26 di Glasgow nel novembre 2021. Per quanto riguarda il primo, l’Europa ambisce a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Proprio per questo vuole promuovere un’economia di uso circolare. Un terzo dei fondi del piano di ripresa del Next Generation Eu, infatti, finanzieranno proprio il Green Deal.

Per quanto riguarda la Cop26 e gli accordi sul clima di Glasgow, i 197 Paesi hanno incontrato molte difficoltà. Alla fine, però, l’appello alla cooperazione internazionale ha prevalso e sono intervenute anche due realtà italiane.

Sul sito dell’Ue è possibile ripercorrere tutti i momenti cruciali della battaglia contro la crisi climatica, dal 1972 a oggi.

Condividi su:
Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici