Quest’anno ricorrono i cent’anni dalla fondazione dei primi due grandi Parchi Nazionali del Paese: il Parco nazionale del Gran Paradiso e il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un buon momento per fare il punto della situazione sulle aree protette italiane, sulla loro classificazione, diffusione e sull’importanza di una gestione strutturata, partecipata ed efficiente delle stesse. Molto è stato fatto, ma le prospettive di miglioramento sono ampie, sia da una prospettiva di vertice, che dal punto di vista di abitanti e cittadini, chiamati a essere sempre più consapevoli del valore del patrimonio naturale italiano.

Le aree protette in Italia: quante e quali sono

All’interno dell’Unione Europea esiste la più estesa rete coordinata di aree protette a livello mondiale denominata Natura 2000, che ha come obiettivi, tra gli altri, quelli di favorire lo spostamento delle specie animali e vegetali fra le zone protette ed evitare l’isolamento delle singole aree. L’Italia partecipa a questa rete, con circa 871 aree protette, corrispondente al 10,5% della superficie del Paese e all’8,82% della zona costiera. A livello normativo, lo strumento che disciplina l’istituzione e la gestione delle aree protette italiane è la Legge quadro 394/91.

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L’EUAP, Elenco Ufficiale Aree Protette, aggiornato dal Ministero della Transizione Ecologica, classifica tutte le aree naturali protette, marine e terrestri, ufficialmente riconosciute suddividendole come segue: Parco Nazionale, Parco Regionale, Riserva Naturale dello Stato e Riserva Naturale delle regioni a statuto speciale, Zone Umide, Aree marine protette, Altre aree protette (monumenti naturali, parchi suburbani o provinciali, oasi di associazioni ambientaliste).

Superficie delle aree protette terrestri italiane negli anni

L’istituzione delle prime aree protette in Italia risale al 1922/23, dopo lunghi dibattiti attorno all’esigenza di tutelare fauna e flora locali. I primi parchi riconosciuti come zone protette furono il Parco Nazionale Gran Paradiso, tra Valle d’Aosta e Piemonte, seguito dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e successivamente da Stelvio e Circeo. Dal Dopoguerra seguì una lunga pausa, fino agli anni ’70, quando grazie anche a movimenti ambientalisti e attività delle Regioni, i riflettori si riaccesero sul tema, fino ad arrivare nel 1991 all’approvazione della Legge Quadro.

Dagli anni ’80 agli anni 2008-2009 la tendenza in termini di aumento nel numero e superficie delle aree naturali protette terrestri in Italia risulta sempre positiva, per poi assestarsi fino ai giorni nostri. Secondo i dati del report di Isprambiente 2019, “in termini di superficie il trend positivo più marcato si è verificato a partire da metà degli anni ’80, arrivando a superare i 3 milioni di ettari nel 2004″ .

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Variazione annuale della superficie e del numero cumulato delle aree protette. Fonte: Isprambiente

L’analisi della variazione annuale della superficie cumulata per tipologia di area protetta mostra che al trend generale concorrono in particolare i Parchi Naturali Regionali a partire da metà anni ’70, in corrispondenza dell’avvio dell’attività istituzionale delle regioni e i Parchi Nazionali a partire dagli anni ’90, grazie al notevole impulso all’istituzione di aree protette fornito dalla relativa Legge Quadro (L. 394/91). Le regioni che contribuiscono maggiormente al totale nazionale sono la Campania (circa 11,0% del totale nazionale) e l’Abruzzo (circa 9,6%)”.

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Variazione annuale della superficie cumulata per tipologia di area protetta. Fonte Isprambiente

Il valore di una gestione competente e strutturata per le zone protette

La tutela delle zone protette varia a seconda del valore scientifico dell’area in termini di pregi ambientali ed “emergenze naturalistiche” specifiche. Un recentissimo studio pubblicato su Nature ha evidenziato l’importanza di una gestione virtuosa dei parchi per proteggere le specie e i loro habitat e dare un peso reale al concetto di zona protetta; anche la componente scientifica nei consigli direttivi dei Parchi, presente nel nostro Paese fino a poco tempo fa, riveste un ruolo fondamentale.

A una gestione lungimirante, si affianca la rilevanza di una comunicazione efficiente sul vero significato dei parchi e delle aree protette italiane, non solo luogo ameno per il turismo, ma veri e propri tesori, fatti di bellezza e immensa ricchezza in termini di biodiversità e paesaggi. Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, la funzione educativa dell’area è stata promossa “lavorando sul principio di equilibrio tra conservazione e sviluppo, che è alla base della pianificazione della attività”, come dichiarato dal Presidente Italo Cerise in una recente intervista; lo stesso, ci invita a non dimenticare che “i parchi non sono un lusso” e che “conservarli significa conservare l’umanità. Una missione importante, a cui tutti siamo invitati a partecipare”.

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Giulia Angelon

Giulia Angelon

Mi piace esplorare l’esistenza, osservandone i misteri e sperimentando la forza creatrice che genera l'atto di comunicare quando nasce dall’ascolto e dal dialogo. Per BuoneNotizie.it scrivo di benessere e innovazione in chiave culturale, imparando l’arte di esserci nelle cose con intensa leggerezza.

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