L’agricoltura idroponica, comunemente indicata come idroponica o coltura idroponica, è un metodo di agricoltura che promette molto in termini di riduzione dell’impatto ambientale complessivo, consentendo agli agricoltori di coltivare piante in stretta vicinanza l’una all’altra, riducendo la necessità di terra e promuovendo una maggiore biodiversità.

In breve, l’agricoltura idroponica è un tipo di orticoltura in cui le piante vengono coltivate senza suolo, ma esponendo le loro radici direttamente a una soluzione acquosa ricca di nutrienti, che viene poi riciclata in un sistema a circuito chiuso, consentendo così la coltivazione di ortaggi a foglia, erbe e bacche fresche in un ambiente controllato, offrendo una soluzione alternativa alla domanda di cibo in rapida crescita in tutto il mondo.

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Coltura idroponica: come funziona?

L’idroponica, non comportando l’utilizzo del suolo, prevede l’adozione di tecniche alternative di coltivazione con l’utilizzo di un substrato e dell’acqua arricchita da sostanze nutritive disciolte al suo interno. Esistono due grandi tipologie di coltivazione idroponica: quella che sfrutta il substrato, che consiste in una miscele di perlite, sabbia o argilla espansa, inumidito e irrigato con acqua e sostanze nutritive, e la coltivazione idroponica senza substrato, in cui le radici delle piante sono immerse nel flusso della soluzione nutritiva, composta da acqua e sostanze disciolte.

Quando si utilizza questo metodo di coltivazione è essenziale assicurarsi che le piante ricevano la giusta quantità di ossigeno. Infatti, una pianta che non riceve le giuste quantità di ossigeno nella zona delle radici muore asfissiata, anche se riceve la giusta quantità di acqua e nutrimenti. Quindi il compito principale di chi si occupa di questo metodo di coltivazione senza suolo è quello di trovare l’equilibrio corretto tra la combinazione di acqua, nutrienti ed ossigeno per una certa pianta, per rispondere alle sue esigenze, minimizzando lo spreco di acqua e massimizzando produzione e qualità.

I vantaggi della coltura idroponica

Uno dei primi vantaggi di questo metodo è la possibilità, grazie al controllo di temperatura, luce e nutrienti, di coltivare ovunque, anche in quelle località dove non c’è il terreno adatto o dove il clima non è consono per poter avviare determinate coltivazioni.

Inoltre, grazie alla coltura idroponica, è possibile avere un controllo migliore sulla gestione delle risorse idriche e quindi è possibile ridurre il consumo di acqua tramite il recupero e il riutilizzo del flusso idrico, che viene riciclato per un nuovo ciclo di irrigazione.

Non essendoci il terreno, viene ridotto al minimo anche il rischio di animali pericolosi e di erbe infestanti e quindi, grazie alle coltivazioni idroponiche, è possibile ridurre in modo sensibile l’uso di diserbanti e sostanze chimiche, dimostrandosi così un tipo di coltura decisamente più sostenibile di quella tradizionale in terra.

Infine, sebbene, l’agricoltura idroponica preveda l’uso di energia elettrica, attrezzature, strutture e telai, considerando le emissioni di CO2 a parità di prodotto ottenuto, i livelli di inquinamento prodotti dalle coltivazioni fuori suolo sono nettamente inferiori.

Un settore in espansione anche in Italia

L’idroponica è un settore che, andando incontro alle esigenze dei consumatori più attenti all’impatto ambientale dei prodotti, continua a rafforzarsi e a registrare una crescita costante. Lo sostengono i dati pubblicati da PitchBook, società di analisi del mercato degli investimenti in innovazione, secondo cui il settore cresce del 25% all’anno e con la capacità di attrarre 2,71 miliardi di euro di investimenti nel 2021.

In Italia è la Lombardia la regione che si è portata più avanti nel settore, grazie anche all’approvazione della prima legge sull’agricoltura urbana, che mira a sostenere le produzioni agricole ottenute con tecniche di coltivazione convenzionali o innovative e in particolare con l’agricoltura verticale o vertical farming, che sfrutta la combinazione di tecniche quali l’acquaponica, l’idroponica o l’aeroponica.

Sempre in Lombardia a Cavenago, in provincia di Monza e a pochi km da Milano, è presente Planet Farm, la  vertical farm più grande d’Europa. Una startup innovativa fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff che consiste in una struttura di oltre 9mila metri quadrati, progettata da Studio Dordoni Architetti, che da ottobre ha avviato la produzione di insalata in foglia ed erbe aromatiche. Lo stabilimento rappresenta rappresenta una filiera interamente integrata in cui entra un seme ed esce un prodotto confezionato.

Non c’è solo la Lombardia, ci sono esperienze simili lungo tutto lo stivale come, ad esempio, in Campania dove, nella piana del Sele che conta circa 3mila le aziende specializzate in coltivazioni in serra, sta crescendo il numero di quelle dedite all’agricoltura idroponica. Mentre a Gavorrano, vicino a Grosseto, sorge Sfera: un impianto di 13 ettari  su un lotto di 22 ettari in grado di garantire un incremento di produttività di 15 volte a fronte di un risparmio di acqua dell’80-90% rispetto alla coltivazione in campo aperto.

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Giovanni Binda

Giovanni Binda

Giovanni Binda, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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