Cara mamma e caro papà, se segui da un po’ questa rubrica sai che nel consolidare la relazione con i figli il tuo atteggiamento fa tutta la differenza del mondo.

Fa differenza sia nell’imprinting con cui tuo figlio crescerà sia nella qualità della tua vita come genitore per riuscire ad affrontare le sfide con serenità e lucidità.

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Fra le cose che più ‘danno alla testa’ un genitore ci sono le crisi di pianto dei bambini. Come le hai affrontate fino ad oggi?

Quali sono i significati del pianto

Il pianto accompagna ogni neo genitore per un periodo molto lungo essendo almeno per i primi due anni l’unico modo che un bambino ha di comunicare con il mondo esterno anche le sue emozioni.

Già tempo fa ti avevo parlato del libro di Tracy Hogg ‘Il linguaggio segreto dei neonati’ che aiuta a comprendere come il pianto nei primi mesi abbia diverse connotazioni e significati.

La sfida come mamma o papà è di imparare a riconoscerne le sfumature per comprendere i bisogni di tuo figlio.

Il pianto ha un effetto molto particolare sulla mamma che è ‘programmata’ per rispondere: infatti quando un neonato piange spesso il latte inizia a uscire dal seno perché uno dei principali motivi del pianto è quello di manifestare la fame.

Può esprimere anche “ho caldo”, “ho freddo”, “sono scomodo”, “c’è troppo rumore”, “sto ricevendo troppi stimoli”, “ho sonno” e via discorrendo.

L’effetto non è soltanto fisico ma anche emotivo. Una mamma stanca che dorme poco, che si sta riprendendo dagli sforzi del parto è emotivamente più debole del solito nonostante l’ossitocina.

E se il neonato ha coliche importanti o non è messo nelle condizioni ideali, potrebbe piangere spesso e in modo prolungato causando dei veri e propri crolli nervosi nella mamma.

Nella mia attività di parent coach riscontro spesso un senso di inadeguatezza che le neo mamme provano nelle prime settimane proprio perché non esiste un modo certo per codificare il pianto.

Anche solo sapere come impostare l’ambiente per accogliere in casa un neonato o avere un supporto per potersi prendere una pausa quando necessario, è quindi fondamentale per il benessere emotivo dei neo genitori.

Cosa fare per affrontare con serenità il pianto dei bambini

Quando non si ha la possibilità di ritagliarsi uno spazio per ri-centrarsi nell’immediato, quello che si può fare è concentrarsi sulla propria respirazione e fare in modo che sia profonda.

Cosa significa questo all’atto pratico? Vedere che la pancia si muove quando inspiri ed espiri e allenarti a distaccarti emotivamente dalla situazione e cercare di capire quale sia il bisogno del bambino rimanendo calma.

E’ bene allenarsi fin da subito perché il pianto accompagnerà il bambino per molti anni e resta il modo primario per loro di esprimere un’emozione che vivono con intensità anche quando impareranno a parlare.

Se il bambino è triste, stanco, arrabbiato, frustrato e via dicendo, il modo con cui manifesterà questi sentimenti  è appunto il pianto.

Per una mamma e un papà è fondamentale imparare a mantenere uno stato d’animo sereno o neutrale di fronte a queste crisi perché solo così un genitore può agire con amorevole fermezza.

Solo gestendo il pianto di tuo figlio puoi riuscire a dire quei pochi ma decisi no importanti per la sua evoluzione ed educazione.

E’ sempre facile? No! Non lo è e chi ti dice il contrario mente.

E’ possibile? Sì e allenandoti quotidianamente diventerai sempre più brava.

Auto analisi e creazione dello stato d’animo desiderato: alcuni consigli

Il punto di partenza è sempre l’auto analisi e riconoscere il tuo stato d’animo di partenza. Imparare ed allenarti per essere centrata e serena il più spesso possibile.

Empatizzare con tuo figlio e non con la sua reazione così da poter rimanere amorevole e ferma e pronta ad accoglierlo con le tue parole e i tuoi gesti.

Riconoscere il pianto come qualcosa di naturale e utile per esprimere un’emozione ed evitare di giudicare tuo figlio perché piange facendolo sentire sbagliato.

Piangere va bene, è una cosa naturale e non c’è niente di male nel farlo, a qualsiasi età: un’emozione espressa è utile al contrario di una repressa.

E’utile anche chiedere aiuto in famiglia nei momenti in cui proprio non ce la fai e rischi di scoppiare.

Anche per questo imparare a comunicare le emozioni in famiglia è fondamentale anche fra mamma e papà. Così ci si può supportare e dare il cambio nel relazionarsi in modo adeguato col bambino quando uno dei due sta per perdere le staffe.

La genitorialità è un lavoro di squadra. Nessuno è perfetto ma insieme si può migliorare ogni giorno un po’ di più.

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Sara Propoggia

Sara Propoggia

Sara Propoggia, sono una Parent Coach: facilito la vita ai genitori che scelgono la consapevolezza e agiscono per creare un mondo pacifico e armonico, un giorno alla volta.

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