In India è entrato in vigore il primo luglio il divieto di produzione, distribuzione e utilizzo della plastica monouso.  Il provvedimento vieta tutte quelle plastiche di uso quotidiano e comune che rappresentano una delle fonti maggiori di inquinamento ambientale da materiale solido e non biodegradabile. Quello del governo indiano è un atto che, oltre ad accostarsi alla risoluzione Onu del 2 marzo scorso, sarà fondamentale per la tutela dell’ambiente nel Paese, che sta per diventare il più popoloso del mondo e potrà contribuire a ridurre l’inquinamento globale degli oceani.

Cosa prevede il ban alla plastica monouso

Il provvedimento governativo fortemente voluto dal Primo Ministro indiano Narendra Modi vieta la fabbricazione, l’importazione, lo stoccaggio, la distribuzione, la vendita e l’uso di articoli di plastica con scarsa utilità ed elevato potenziale di dispersione.

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Sono codificati come attinenti a questa categoria (compreso il polistirene e il polistirene espanso): piatti, bicchieri, posate, cannucce, vassoi, pellicole da imballaggio per dolci, biglietti plastificati, pacchi delle sigarette, banner in plastica o pvc inferiori a 100 micron, miscelatori, bastoncini in plastica per cotton fioc, gelati, caramellati, bandierine e palloncini, oltre al polistirene per decorazioni.

L’atto governativo prevede inoltre l’inspessimento delle buste di plastica da 75 a 120 micron a partire dal 31 dicembre 2022 come invito a riutilizzarle per la spesa senza che vadano buttate.

Le buone ragioni del governo indiano

Sono molte le buone ragioni che hanno spinto il governo indiano ad adottare questo provvedimento. In primo luogo l’India, il cui slancio economico e sociale è in piena crescita, è anche il secondo stato più popoloso al mondo, con oltre un miliardo e quattrocento milioni di abitanti e si avvia ad essere il primo entro il 2023.

Nella nazione indiana, la quantità di spazzatura pro-capite prodotta quotidianamente è compresa tra i 35 ed i 60 grammi al giorno, pari a un totale di circa 25000 tonnellate quotidiane di spazzatura in plastica monouso, come da dati del Central Pollution Control Board del Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e dei Cambiamenti Climatici indiano.

Perché il ban indiano è importante anche per il resto del mondo

Il provvedimento governativo indiano ha una profonda valenza anche a livello mondiale. La sua efficacia può determinare una grande riduzione dell’inquinamento globale da plastica. L’incidenza della spazzatura che arriva negli oceani dall’India è significativa. Si tratta, infatti, di un Paese da 464 abitanti per km² il cui utilizzo di plastica monouso è enorme e la cui gestione dei processi di raccolta, riciclo e smaltimento non può che essere difficoltosa. Nel 2015 l‘impatto della plastica dispersa negli oceani dall’India era pari al 12,92% del totale mondiale.

Secondo Our World in Data, i più alti livelli di dispersione della plastica negli oceani arrivano dai fiumi dei Paesi con stretta correlazione tra alta densità della popolazione e reddito medio basso. Questo pone l’area compresa tra India, Cina, Indonesia e Filippine, che possiedono sette dei dieci fiumi più importanti al mondo per portata d’acqua, ad essere quella a più alto tasso di inquinamento oceanico da materiale plastico: il 76,24% del totale globale.

Questa percentuale è frutto in parte anche della nostra quotidianità. I Paesi più industrializzati sono anche quelli che producono la quantità maggiore di spazzatura.  Grossa parte della plastica è inviata in altri Paesi per essere smaltita. Alcuni per necessità economiche la prendevano (come l’India fino al 2016 quando ne ha fermato l’importazione) non avendo però sistemi adatti allo smaltimento di una mole tanto considerevole di rifiuti, che finiscono per essere dispersi nell’ambiente.

Il ban internazionale come soluzione sostanziale

Sino ad oggi, soluzioni considerate per la raccolta di plastica in acqua riguardano il macchinario semi autonomo della Mr.Trash Wheel, che è un intercettore di spazzatura spesso posizionato in luoghi nevralgici come la foce dei fiumi, torrenti e canali di scolo. Alimentato tramite pannelli solari ed energia idroelettrica, il Trash Wheel fagocita tramite un nastro trasportatore la plastica che scorre galleggiando nell’acqua. L’utilità di questi macchinari, però, è rivolta ai pezzi di plastica più grossolani.

La corrosione del materiale plastico, specie se composto da plastica sottile, produce le microplastiche ossia granelli altamente dannosi per gli esseri viventi, che risultano di facile diffusione attraverso correnti naturali, sistemi idrici artificiali ed aria. Per impedire questo tipo d’inquinamento, il ban generalizzato delle plastiche monouso, cioè l’80% delle plastiche disperse negli oceani, sembra essere al momento l’unica soluzione sostanziale.

L’Onu in attesa di un trattato internazionale

Dinanzi alla vastità del problema, la comunità internazionale non è ferma anche grazie all’impegno del governo indiano. L’idea del divieto sulla plastica monouso è stata incentivata come proposta da parte del governo anche in sede ONU, per arrivare a una risoluzione che considerasse l’urgente necessità che la comunità mondiale ha di concentrarsi sulla questione.

I risultati degli sforzi dell’India e della comunità internazionale sono arrivati il 2 marzo scorso, quando capi di Stato, ministri dell’Ambiente e rappresentanti di 175 nazioni hanno approvato una risoluzione all’Assemblea dell’Ambiente delle Nazioni Unite per porre fine all’inquinamento da plastica monouso. Elemento fondamentale della risoluzione è l’impegno ulteriore per produrre un vero trattato internazionale per l’abolizione dell’utilizzo delle plastiche monouso entro la fine del 2024 che sia vincolante per tutti.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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