Il 30 novembre scorso la Commissione europea ha approvato nuove norme per la riduzione dei rifiuti di imballaggio. L’obiettivo è promuovere il riutilizzo e rendere tutti i packaging riciclabili entro il 2030, in linea con il Green Deal europeo.

Tre sono le direttrici principali della revisione dell’Ue:

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  1. prevenire la produzione degli imballaggi, imponendo restrizioni per quelli inutili, e favorire soluzioni di riuso e riciclo;
  2. promuovere packaging riciclabili a costo sostenibile entro il 2030;
  3. creare un mercato di materie prime seconde per la riduzione dei rifiuti con vincoli per i produttori.

Quantificare il problema degli imballaggi: 180 chili all’anno per ogni europeo ed è soprattutto plastica

L’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha calcolato che in Italia, nel 2020, ogni abitante ha prodotto quasi 2,9 tonnellate di rifiuto. Il dato è consistente, ma è in calo ed è inferiore di una tonnellata rispetto al 2019. Inoltre, il nostro Paese si colloca tra i dieci migliori in Europa, davanti alla Finlandia (all’ultimo posto), la Svezia, il Belgio, la Germania e la Francia. Per quanto riguarda i rifiuti di imballaggio, invece, l’Eurostat stima circa 180 chili in media all’anno per ogni europeo.

Anche il rapporto 2021 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) si sofferma sul tema del packaging. L’Ispra, sulla riduzione dei rifiuti, infatti afferma che in Italia nel 2020 le aziende hanno prodotto complessivamente meno imballaggi rispetto ai quattro anni precedenti.

La figura in basso presenta la percentuale di imballaggi prodotti dalle industrie italiane, divisi in base al materiale. Qui si vede come le aziende immettano nel mercato soprattutto packaging in carta, oltre un terzo del totale. Al secondo posto ci sono imballaggi in legno (meno di un quarto del totale prodotto), cui seguono il vetro (in crescita, oltre il 20%) e la plastica (17%).

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Fonte: rapporto Ispra 2021

Nel grafico in basso poi si vede quale sia la percentuale media di scarto di imballaggio in base alla frazione di rifiuto raccolto come campione. Il packaging in Italia abbonda soprattutto nei rifiuti di plastica: il 95% del totale del campione è rappresentato da imballaggio. Al secondo posto c’è il vetro (oltre il 90% è packaging), segue il metallo, la carta e infine il legno.

riduzione dei rifiuti_rapporto-rifiuti-ISPRA-2021-p.55

Fonte: rapporto Ispra 2021

Riduzione dei rifiuti: chiarezza per il consumatore, divieti e obblighi per le aziende produttrici

Le nuove norme dell’Ue vogliono accelerare l’iter verso una consistente riduzione dei rifiuti entro il 2030. Innanzitutto si vuole implementare il riuso e il riciclo nei Paesi dell’Unione, così da tagliare ancor più il rifiuto pro capite.

Per aiutare il consumatore, inoltre, ci saranno delle etichette chiare, che indicheranno di quali materiali si compone l’imballaggio, dove va riciclato e se può essere riutilizzato o ricaricato. I contenitori per la raccolta dei rifiuti, poi, avranno gli stessi simboli in tutta l’Unione.

Nella lotta per la riduzione dei rifiuti, poi, l’Ue imporrà alcuni obblighi. Da un lato vieterà alcune forme di packaging, come le confezioni monouso nei ristoranti, negli hotel e per l’ortofrutta. Dall’altro, invece, le imprese dovranno offrire ai consumatori una certa percentuale dei loro prodotti in imballaggi ricaricabili o riutilizzabili. È il caso dei cibi o delle bevande da asporto, oppure dell’elettronica.

Infine, l’Ue lavora a criteri comuni per progettare degli imballaggi 100% riciclabili. Non solo, si vuole creare un sistema di vuoto a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine in alluminio.

Benefici e critiche: riduzione delle emissioni, ma scarsi investimenti e igiene a rischio

Le misure proposte per la riduzione dei rifiuti dovrebbero tagliare le emissioni di Co2 di 23 milioni di tonnellate in più rispetto alle vecchie norme Ue (cioè quanto produce la Croazia in un anno). Ci sarebbe poi anche un risparmio idrico pari a 8 milioni e mezzo di vasche da bagno colme.

Ancora, il beneficio sarebbe anche ambientale poiché i costi dei danni connessi al riscaldamento globale si ridurrebbero di oltre 6 miliardi di euro. Infine, si creerebbero 600 mila nuovi posti di lavoro nel settore del riutilizzo e del riciclo, soprattutto presso le piccole aziende locali.

Le critiche alle nuove norme Ue, però, arrivano da Europen, l’organizzazione europea per l’imballaggio e l’ambiente. Primo, volere il riciclo e il riutilizzo non basta, occorre investire davvero nelle tecnologie del settore in tutta Europa.

Secondo, voler ridurre gli imballaggi in blocco rischia di produrre ancora più rifiuto: il packaging oggi serve anche per proteggere gli alimenti e limitarne la deperibilità. Si rischia quindi di trascurare l’igiene e la sicurezza alimentare. Europen dunque chiede norme chiare e comuni che non creino disparità nazionali tra i produttori.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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