Cosa sono i primi 100 giorni di governo dopo le elezioni e quale la realtà politica attuale? Appena iniziata la nuova legislatura e il governo più a destra della storia della Repubblica Italiana ottiene la prima fiducia in parlamento. Sono 76 i voti in più rispetto alla minoranza nella Camera dei Deputati (235 sì, 154 contrari e 5 astenuti) e 36 al Senato (115 sì, 79 no e 5 astenuti), numeri considerevoli anche a fronte della riduzione dei parlamentari. Per questo chiedersi come verranno utilizzati è importante.

Primi 100 giorni di governo: cosa sono?

I primi 100 giorni dopo l’insediamento di un governo sono considerati una fase di idillio tra tre componenti fondamentali: il governo, la maggioranza e l’elettorato. I 100 giorni sono solo una standardizzazione che permette, però, di capire se è stato impostato un lavoro di governo e di legislatura e se sono state trattate le urgenze incombenti e necessarie per il Paese.

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Dal punto di vista della comunicazione politica, l’idillio dei 100 giorni è una sorta di coda lunga dell’attenzione elettorale, che si mantiene subito dopo il voto, il cui calo “fisiologico” si inizia a vedere dopo qualche mese. Per questo motivo, all’inizio del periodo successivo i governi fanno un bilancio politico della propria attività dandosi nuove priorità e nuovi input per provare a mantenere il consenso necessario al proprio mandato.

Occhio ai sondaggi anche nei primi 100 giorni di governo

In mancanza di elezioni, l’attenzione si sposta sui sondaggi. Specialmente quando monitorano la popolarità dei leader, il consenso dei partiti e il giudizio sui provvedimenti.  Già nella fase dei primi 100 giorni, questi iniziano a indicare alle formazioni politiche se sia ancora il caso di mantenere intatta, così com’è, la propria fiducia al governo o se sia il caso di chiedere cambiamenti o di staccare del tutto la spina al governo di turno.

In genere, tutti i governi partono con una maggioranza parlamentare che ha anche un consenso maggioritario nel Paese. Scendere sotto il 50% dei consensi, infatti, che sia in maniera diretta o indiretta, per un governo risulta pericoloso in quanto le componenti di maggioranza, trovando difficoltà a giustificarsi dinanzi al proprio elettorato, prendono le distanze dal governo per non perdere troppo consenso.

Una maggioranza in parlamento, ma nel Paese?

Il governo appena entrato in carica ha il sostegno di una larghissima maggioranza parlamentare, pari al 58% di eletti, a fronte di una fetta di elettorato rappresentata che, rispetto all’ampiezza dell’attuale maggioranza, non supera il 27% degli aventi diritto al voto. Quest’ultimo dato è minore della percentuale di indecisi che in una democrazia in salute è inferiore alla sommatoria delle componenti di minoranza.

Non è prassi che un governo con un consenso così basso nella nazione ottenga il mandato. Sembra che il contesto emergenziale lo abbia imposto come scelta prioritaria dopo le elezioni. Non è abitudine istituzionale nemmeno che i Presidenti di entrambi i rami parlamentari siano solo esponenti della maggioranza.

La cartina al tornasole dei 100 giorni

Il governo Meloni ha raccolto su di sé tutti i numeri necessari in parlamento per poter far passare i propri provvedimenti. I primi 100 giorni saranno una cartina al tornasole per comprendere il futuro della legislatura. Può accadere che il nuovo governo aumenti il proprio consenso iniziale, che mantenga quello attuale o provocarne la riduzione. Buona parte dei provvedimenti attesi, tra l’altro, è già impostata dal lavoro fatto durante il governo precedente, il governo Draghi.

La realtà italiana oggi, per quanto critica, non rappresenta il livello di emergenza degli anni scorsi e proprio il ritorno di una maggioranza politica ne è evidenza tangibile. I primi 100 giorni per questo saranno adatti nuovamente a mostrare le volontà politiche di una maggioranza tanto larga ed omogenea da non avere ostacoli interni per affermarle.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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