Il Ministero della Cultura lancia ‘100 opere tornano a casa’, un progetto-soluzione per le opere bloccate nei depositi museali. In luoghi sotterranei vanno in letargo capolavori di indiscusso valore storico-artistico. Purtroppo, il loro, è un letargo perenne. Sono le opere in stoccaggio presso i depositi dei musei. Ambienti, questi, che hanno il doppio fine di conservare i beni culturali e di predisporli alla ricerca, permettendo l’accesso quasi esclusivamente agli studiosi. I depositi museali risultano molte volte non idonei a contenere tanta mole di materiale, questo è un problema che accomuna un po’ tutta l’Europa, compresa l’Italia. Il ministro Dario Franceschini, in collaborazione con RAI Documentari, decide di affrontarlo avviando il progetto MIC-RAI. L’iniziativa parte lo scorso 11 dicembre con il lancio di ‘100 opere tornano a casa’.

100 capolavori d’arte, custoditi nei depositi di 14 grandi musei statali italiani, hanno viaggiato dall’11 al 17 dicembre lungo tutto il Bel Paese per approdare nei loro luoghi di origine, accolti da musei regionali. Il progetto punta sui temi più caldi della museologia contemporanea: da una parte il gap di audiance tra musei grandi e musei piccoli, dall’altra la difficoltà ad esporre le opere in deposito.

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I depositi museali italiani

In Europa, troppe opere sono ancora sconosciute al pubblico ed è un gran peccato. Nel 2011 un sondaggio ICCROM-UNESCO condotto a livello internazionale ha evidenziato che circa l’80% delle collezioni sono tenute nei depositi, il 60% dei quali in condizioni insufficienti di conservazione, sicurezza ed accessibilità al pubblico.

In Italia, sebbene le norme tecnico-scientifiche esistano, non hanno per molti anni trovato un’applicazione concreta. Nel mondo dei musei, infatti, le urgenze ritenute principali sono rivolte troppo spesso solo agli spazi dedicati all’accoglienza o ai servizi per il pubblico. Eppure il Codice etico ICOM riconosce ai musei il dovere di rendere accessibili i depositi.

L’iniziativa ‘100 opere tornano a casa’ è un passo significativo, voluto dal Ministero della Cultura, oltre che un modello da proporre in tutti i musei. Vediamo perché.

Il doppio fine di ‘100 opere tornano a casa’

Lo scorso 11 dicembre, 100 opere dimenticate o semi sconosciute dal grande pubblico hanno fatto ritorno nei rispettivi luoghi di provenienza. Un’iniziativa, questa, che vuole essere un format per un progetto a lungo termine che riguarderà altre opere prelevate da altri “sotterranei” museali. Le 100 opere dello start sono custodite negli storage dei musei più noti d’Italia come i Musei Reali di Torino, gli Uffizi, la Galleria Borghese, il Museo di Capodimonte, il Museo di Brera e le Gallerie Nazionali Barberini Corsini. Tornano alla luce, accolte da musei regionali col fine anche di valorizzare questi ultimi e creare maggiore fruibilità.

Il progetto, lanciato dal Ministero della Cultura insieme a RAI doc, è fortemente voluto dal ministro Franceschini il quale punta ad una “estensione della fruizione” prevedendo la realizzazione di una serie di documentari RAI e augurandosi di rafforzare così il legame tra il territorio e l’opera d’arte.

100 opere tornano a casa è anche un esempio di metodologia per la selezione delle opere. Curata dalla Direzione Generale Musei del MIC insieme con i direttori dei musei coinvolti, la selezione ha tenuto conto delle richieste dei musei periferici in un dialogo trasparente ed equo.

I documentari di RAI doc

La collaborazione con la RAI di 100 opere tornano a casa riguarderà la realizzazione di un documentario breve e di 13 episodi in presa diretta trasmesse dalle reti generaliste. Durante i 13 episodi si racconterà il restauro delle opere e la restituzione di esse ai luoghi di origine.

RAI doc sarà fondamentale per narrare il viaggio dei capolavori selezionati e trasportati con appositi pulmini aventi il logo ‘100 opere tornano a casa’. Un viaggio grazie al quale avremo modo di conoscere le loro radici, la loro storia e la loro geografia, godendo delle bellezze territoriali italiane e del pensiero degli artisti che le concepirono.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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