Quando si parla di inquinamento, si pensa subito (a ragione) a un impatto ambientale registrato in termini di CO2 e di altre sostanze e alle conseguenze che questo comporta in termini di riscaldamento globale. Eppure esistono anche altre forme di inquinamento: tipi di “inquinamento Cenerentola”, potremmo dire, tra cui spicca – ad esempio – l’inquinamento luminoso. Perché è così difficile parlarne? E qual è l’impatto dell’inquinamento luminoso sulle nostre vite? Abbiamo deciso di affrontare il tema con un’inchiesta per certi aspetti difficile e tutt’altro che scontata.

Tra i Paesi del G20, dopo la Corea del Sud l’Italia è il secondo Paese per livelli di inquinamento luminoso: più del 99% dei nostri connazionali vive sotto un cielo notturno di almeno il 50% più luminoso del normale. Non stupisce il fatto che per tre quarti degli Italiani sia impossibile vedere la Via Lattea e che il 30% degli abitanti della Penisola viva in città talmente luminose da inibire l’uso dei bastoncelli, i fotorecettori della nostra retina che si attivano per permetterci di vedere anche in condizioni di scarsa luminosità. Si tratta di dati allarmanti, ma l’aspetto più allarmante è che – lungi dal suscitare preoccupazione – questi dati in realtà vengono spesso considerati positivi sulla scia dell’equazione luce = bene / buio = male che permea la nostra società sin dalle origini. E in virtù, anche di una relazione tra illuminazione artificiale e sicurezza pubblica che i dati, in realtà, rendono tutto meno che scontata. La vera domanda, quindi, è: perché l’inquinamento luminoso rappresenta un problema?

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Le risposte sono diverse. Se volessimo partire dagli aspetti più concreti, dovremmo parlare di come l’inquinamento luminoso abbia un impatto reale e molto concreto sulla vita degli esseri viventi. Uomo compreso. Dagli uccelli migratori agli animali notturni a diverse specie di insetti impollinatori, sono molti gli animali la cui vita è messa in pericolo dall’incremento della luce artificiale. E in quanto animale a tutti gli effetti, anche l’uomo non è escluso dalle specie a rischio. Vivere in una società endemicamente diurna, in cui il buio è ridotto a uno spauracchio da esorcizzare, è un problema che riguarda anche noi. Sul piano psichico, in primis, visto e considerato che esorcizzare il buio significa paradossalmente amplificarne il potere orrifico, rendendoci più spaventati e disarmati non solo davanti al buio reale ma anche rispetto a tutto ciò che, per analogia, riportiamo al tema dell’oscurità. Sul piano fisiologico, invece, l’aumento delle problematiche relative al sonno e gli squilibri del ritmo circadiano, rendono l’inquinamento luminoso un problema marcatamente reale.

Difendere il cielo buio e cercare soluzioni al flagello dell’inquinamento luminoso non rappresenta quindi l’esigenza di una sparuta nicchia di astronomi e di eccentrici amanti delle stelle. Le soluzioni non si devono risolvere nel fenomeno periferico dell’astroturismo o in movimenti protestatari circoscritti a piccoli circoli culturali ma devono riguardare le politiche e la capacità di impatto che su queste politiche possono avere solo fasce consistenti di cittadini. Sul piano delle politiche – che peraltro hanno anche a che vedere col tema dei consumi energetici – si può guardare a quello che stanno facendo alcuni Paesi d’oltralpe come ad esempio la Francia e la Spagna. Dal punto di vista associativo, invece, l’impatto dell’associazione italiana Cieli Bui e dell’International Sky Association (IDA) rappresentano una risposta forte, che per avere più voce in causa necessita di appoggio e convergenza. Risultati parziali e circoscritti ma comunque importanti sono, ad esempio, i cosiddetti Parchi delle Stelle o Dark Sky Parks: una particolare tipologia di area protetta, certificata dall’IDA non ancora esistente in Italia ma presente in vari Paesi.

Le possibili soluzioni esistono, quindi, ma rispetto ad altre problematiche affini, nel caso dell’inquinamento luminoso occorre fare un passo in più. Per risolvere il problema, è necessario cioè prendere coscienza del fatto che il problema esiste e ci riguarda. E’questo il primo scopo della nostra inchiesta.

Tutti gli articoli dell’inchiesta:

Inquinamento luminoso, qual è la situazione attuale in Italia?

Inquinamento luminoso: l’importanza del buio nell’illuminazione urbana

A caccia della Via Lattea nei cieli neri d’Europa

Disturbi del sonno: tra le cause principali, le luci artificiali dei dispositivi elettronici

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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