La comfort zone – in italiano “zona di comfort” – è un argomento di cui sentiamo parlare molto, soprattutto negli ultimi tempi. Il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 e più in generale le restrizioni che ne sono conseguite, come il distanziamento fisico e i luoghi pubblici molto meno affollati, ci hanno portati a rivedere il modo in cui concepivamo la socialità. Abbiamo dovuto abituarci a stare più spesso da soli, magari a casa, costretti a creare una routine che se a marzo 2020 sembrava proibitiva e alienante oggi è semplicemente la normalità. Nella zona di comfort rientra tutto ciò che ci è familiare, tutto ciò che conosciamo bene; è il nostro posto sicuro, definito da confini che molto spesso ci creiamo arbitrariamente per paura dell’ignoto o anche solo per pigrizia, da cui abbiamo poca voglia di uscire. Perché? E soprattutto: è sempre sano spingersi oltre i propri limiti?

Uscire dalla comfort zone

Fu Alasdair White, un autore noto per il suo lavoro nel campo della psicologia comportamentale, che per primo parlò di comfort zone a proposito di gestione delle performance nel lavoro. Secondo il teorico britannico, operare nella propria zona di comfort significa avere una condizione di ansia neutrale. Da ciò si deduce che rimanere all’interno di questa zona a “carica d’ansia zero” ci piace perché non ci fa stare male, non ci rende nervosi e non ci fa provare nessuna ansia da prestazione.

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Tuttavia, la questione non si riduce a questo. Il fatto che non spingersi oltre questi limiti, che ci creiamo sulla base delle esperienze che viviamo e della nostra predisposizione caratteriale e mentale, non arrechi danni momentaneamente visibili alla salute psicofisica non significa che sia giusto, o sempre sano, non esplorare mai ciò che sta oltre. Anzi, uscire dalla propria zona di comodità potrebbe rivelarsi benefico: potremmo scoprire qualcosa che ci fa stare bene e che non conoscevamo e potremmo cambiare, maturare, diventare più consapevoli. Inoltre, fossilizzarsi in questo ambiente agevole ma statico potrebbe portare ad avere pochi stimoli, e quindi poco entusiasmo, nei confronti della vita stessa, e questo comporterebbe il rischio di malattie come la depressione o altri disturbi.

Perché uscirne non è sempre la scelta migliore

Spingersi oltre i propri limiti è spesso qualcosa di auspicabile. Alcune persone si affidano alla psicologia e alla psicoterapia; altre, per cui la questione è meno grave, tentano metodi come la lettura, la meditazione per l’autoconoscenza o più semplicemente iniziano un percorso di nuove esperienze che potrebbero includere viaggi, corsi, sport ecc. – sebbene uscire dalla zona di comfort non significhi banalmente “provare cose nuove”, quanto piuttosto allontanarsi dalla propria culla di serenità, introducendo a piccoli passi cambiamenti che richiedono uno sforzo emotivo. Ma è sempre giusto sforzarsi di uscire dalla comfort zone?

No, non lo è. Innanzitutto, è importante saper gestire le aspettative: sperare che oltre questi limiti ci aspetti qualcosa di miracoloso che cambierà la nostra vita solo in meglio non è l’atteggiamento vincente. Infatti, questa speranza verrà, con ogni probabilità, disillusa. Oltre la comfort zone ci sarà qualcosa per cui vale la pena fare uno sforzo, ma non è detto che si troverà subito, o facilmente, o nel modo in cui ce lo immaginiamo. Inoltre, lo sforzo è positivo nella misura in cui ci fa stare bene: spingersi verso il cambiamento può essere dannoso se questo cambiamento non ci porta benefici concreti e spendibili. La questione può rivelarsi molto complicata; per questo, a volte è bene semplicemente sentire il parere di uno psicologo prima di fare qualsiasi altra cosa.

Libri e altre risorse per approfondire

Alcuni libri che trattano il tema sono: “Il coraggio di non piacere. Liberati dal giudizio degli altri e trova l’autentica felicità” di Ichiro Kishimi; “L’ingannevole paura di non essere all’altezza” di Roberta Milanese; “Out of the box, un anno fuori dalla zona di comfort” di Giordano Ruini; e ancora “La vita inizia nella comfort zone. Realizza quello che vuoi nel modo più comodo e naturale per te” di Emilio Gerboni e Piernicola De Maria. Per quanto riguarda il mercato dell’audio, sono molti gli episodi dedicati al tema in vari podcast su Spotify (come About Giulia o TEDx Talks Italia).

La comfort zone è quindi qualcosa che dobbiamo imparare a conoscere per agire di conseguenza. Non mancano i metodi per riuscirci in autonomia, e qui la letteratura e l’editoria vengono in aiuto, ma a volte è meglio affidarsi al supporto psicologico.

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Sofia Greggio

Sofia Greggio

Sofia Greggio. Correttrice di bozze, editor e ghostwriter, ho seguito corsi di editoria come lettura professionale, scouting e consulenza editoriale e un master in scrittura creativa. Oltre al mondo dei libri, sono appassionata di civiltà orientali e infatti studio Antropologia all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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