COP26 di Glasgow, non basta quello che stiamo facendo: piani d’azione più ambiziosi grazie alla ricerca e alle innovazioni.

Non è un segreto che nell’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) terminata lo scorso 12 novembre, sono venuti alla luce i mancati obiettivi della COP21. I nuovi obiettivi prevedono un impegno più ambizioso di tutte le parti coinvolte, le quali ogni cinque anni si riuniscono per verificare il corretto adempimento degli impegni previsti dall’accordo. Nel frattempo nascono sempre più tecnologie, impianti e installazioni utili alla gestione della CO2. Il piano d’azione proposto nella COP26 è frutto della ricerca che fa passi da gigante: i nostri obiettivi sono ambiziosi, quasi inattuabili per ora, per questo ci impegneremo affinché diventino realizzabili.

Come si può gestire l’emissione di CO2?

La CO2, anidride carbonica, è emessa dalla maggior parte delle attività umane e industriali ed è tristemente nota come il principale gas serra che determina il riscaldamento globale. Facciamo un passo indietro: il gas serra presente in maggior concentrazione è il vapore acqueo, esso è rimasto immutato nel corso degli anni e non può perciò essere considerato il fattore determinante del surriscaldamento globale. Il secondo gas serra serra per concentrazione è l’anidride carbonica; dalla seconda metà del ‘900 ad oggi le emissioni di CO2 sono più che triplicate, per questo è il gas più influente sul riscaldamento globale (oltre il 50%).

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Per riuscire a gestire le emissioni di CO2 è importante conoscere le azioni fondamentali per limitarne l’immissione nell’atmosfera. L’anidride carbonica può essere eliminata per sempre sotterrandola, può essere catturata e riutilizzata come vettore energetico quindi riadattata. Vediamo come si sta muovendo la ricerca su questi campi.

Orca che impianto

Secondo Mario Draghi, intervenuto all’apertura della COP26

Dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti, bisogna investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio.

Uno degli impianti più all’avanguardia si trova a Reykjavik, in Islanda. Si tratta di Orca, sito di stoccaggio di anidride carbonica. La struttura è la più grande carbon capture and storage (CCS) al mondo. Due grandi strutture metalliche sono appoggiate su quattro pilastri in cemento armato che catturano la CO2 direttamente dall’aria prima del rilascio nell’ambiente e la sottopongono a processi chimici. A questo punto l’anidride carbonica chimicamente modificata viene iniettata nel sottosuolo e si solidifica in roccia, dove resterà per sempre.

L’aria aspirata passa in un filtro nel quale si lega ad un materiale simile a sabbia attraverso una reazione chimica. Il composto è mescolato all’acqua: il prodotto è vera e propria acqua frizzante potabile. Ora l’acqua ricca di CO2 viene iniettata nel sottosuolo dove, a contatto col basalto, si trasformerà in roccia in circa due anni.

Orca è in grado di eliminare 4000 tonnellate di CO2 all’anno. Si presenta come una soluzione definitiva di riduzione di emissioni di anidride carbonica. Per il futuro si spera di ampliare e aumentare gli impianti di stoccaggio in tutto il mondo.

Produrre CO2 da rifiuti solidi urbani: orgoglio COP26

L’Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, energie e sviluppo sostenibile, ha brevettato un metodo per valorizzare i rifiuti solidi urbani trasformandoli in combustibili attraverso le rinnovabili. Vengono prodotti soprattutto idrogeno e metano attraverso la termochimica. L’obiettivo del processo è valorizzare i rifiuti urbani e non permettere a sostanze inquinanti di disperdersi nell’atmosfera. Né i rifiuti, né il processo di produzione di energia avranno un impatto negativo sull’ambiente dal momento che nell’intero processo sono impiegate esclusivamente energie rinnovabili.

La CO2 ottenuta è facilmente separabile e gestibile: iventerà più facile trasportarla e destinarla ad un nuovo utilizzo. L’idrogeno in eccesso è combustibile pulito che sarà destinato al settore della mobilità sostenibile.

Cosa possiamo fare a casa per ridurre le emissioni?

Nella COP26 si ragiona anche sui pochi e semplici accorgimenti che nel nostro piccolo aiuteranno l’ambiente più di quanto pensiamo: in casa avviene il primo passo riducendo i consumi energetici e sottoponendo gli elettrodomestici a periodiche manutenzioni. Possiamo differenziare i rifiuti ed evitare di consumare troppa plastica, optiamo piuttosto per vetro o carta. Meglio non sprecare molta acqua e consumare prodotti per la persona e per la casa non impattanti sull’ambiente. Ricordiamoci di spegnere tutte le luci, i led e le varie prese, se inutilizzate. Per quanto riguarda i riscaldamenti potremmo accenderli solo se necessario e in alcuni momenti della giornata. Fuori casa potremmo optare per mezzi pubblici, elettrici o biciclette; anche le nostre auto (se non elettriche) dovrebbero mantenere uno standard di ultima generazione per evitare emissioni dannose, devono perciò essere eco-friendly.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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