Dai primi mesi di vita si impara a comunicare fino allo sviluppo completo del linguaggio…

… eppure tanti aspetti della comunicazione restano sconosciuti ai più anche per tutta la vita. Ed è un grave danno perché non essere consapevole della propria comunicazione genera malintesi oltre a contribuire a dare per scontate informazioni che riguardano il nostro interlocutore.

Mi spiego meglio con un esempio. Qualche giorno fa un’educatrice ha detto a una bimba: “Se non mangi la pappa, Babbo Natale non ti porta i regali”.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Quest’affermazione che per alcuni può sembrare simile ad altre di uso quotidiano in famiglia magari da parte dei nonni, contiene almeno tre aspetti su cui, chi vuole migliorare la propria comunicazione (e gli effetti che ne conseguono), è importante che ponga attenzione.

Aspetti da considerare per essere più consapevoli della comunicazione

L’educatrice prende per vero che nella famiglia della bimba di 2 anni si sia scelto di credere a Babbo Natale senza conoscere la loro realtà. Sempre più famiglie sposano la visione montessoriana di rimanere nella verità per esempio e non dire bugie ai bambini nemmeno di questo tipo.

Nell’esempio di prima l’educatrice presume che ci saranno dei regali per Natale, mentre alcune famiglie (data la tenera età) possono scegliere di aspettare che i figli crescano per celebrare in questo modo.

In poche parole, l’educatrice prende per vera la propria realtà personale e la riversa su quella della bambina senza avere gli elementi per farlo visto che non ha fatto domande in merito né alla bimba né ai genitori.

Spesso accade di dare per scontate alcune informazioni perché si proietta il proprio modo di vedere o le proprie esperienze sugli altri. Imparare a fare domande ed evitare di presumere cose che non possiamo sapere aiuta a migliorare l’efficacia della comunicazione.

Se l’educatrice proprio avesse voluto, per ragioni a noi ignote, spronare la bimba a mangiare avrebbe potuto dire per esempio: “Se mangi la pappa sarai piena di energia per giocare o correre con i tuoi amici” o “La pappa ti aiuta a diventare grande e forte come la mamma”.

Equivalenza complessa nel linguaggio

Un ultimo aspetto è l’equivalenza complessa che questo tipo di messaggio instilla nella mente della bambina: se non fai questo non succede quello. In un’età così delicata è davvero importante fare attenzione a evitare questi significati nascosti che possono poi rimanere nell’inconscio.

Soprattutto se legati al cibo. E’ ormai risaputo che non bisogna forzare i bambini a mangiare perché si regolano in modo autonomo (a meno che non ci siano patologie ma non è questo il caso).

E poiché il nutrimento è di per sé legato in modo viscerale alle emozioni, basti pensare all’allattamento materno e alle implicazioni emotive che porta con sé, è davvero importante evitare associazioni emotive al cibo. E’ bene che il cibo resti appunto nutrimento e non la risposta a emozioni desiderate non vissute o un premio.

Questo avviene più avanti, ovviamente non a 2 anni. Di fatto, quindi, non possiamo sapere che tipo di emozioni susciti questa equivalenza complessa nella bambina e negli altri bambini che assistono alla scena e che tipo di seme venga piantato a livello inconscio.

E’ importante come genitori conoscere queste cose per poter guidare i figli ed eliminare sul nascere associazioni controproducenti ma questo non sempre è possibile. Specie se un bimbo è piccolo, non parla ancora e non può condividere i messaggi ricevuti che sta elaborando.

Ora so che non possiamo demonizzare tutto e che purtroppo gli strascichi culturali e le abitudini anche comunicative sono difficili da modificare ma ciò non toglie che porci attenzione e divenire sempre più consapevoli in questo senso è responsabilità di ogni genitore ed educatore.

Se è vero che siamo ciò che pensiamo come insegnava Buddha, è anche vero che il pensiero si sviluppa a partire dalle esperienze che viviamo e dalle storie (quindi dalle parole) che ascoltiamo.

Allenarsi sul mettere attenzione a come comunichiamo coi nostri figli è fondamentale anche per instaurare una relazione profonda e fondata sulla fiducia, aiutandosi imparando ad usare il tono giusto per ogni occasione.

Condividi su:
Sara Propoggia

Sara Propoggia

Sara Propoggia, sono una Parent Coach: facilito la vita ai genitori che scelgono la consapevolezza e agiscono per creare un mondo pacifico e armonico, un giorno alla volta.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici