La pandemia sta spingendo molti a cambiare lavoro, soprattutto nel settore del tech. E questa potrebbe essere una buona notizia.

Nel settore del tech è in atto una piccola rivoluzione da quando è cominciata la pandemia. Complice la natura unica del lavoro degli impiegati nel settore tecnologico, molte risorse stanno considerando un cambio radicale di carriera e di vita lavorativa. Ecco perché potrebbe trattarsi di un’ottima notizia per questo ambiente di lavoro.

Che cos’è la quitting economy

Con il termine quitting economy si definisce il fenomeno del “licenziamento consapevole”: dipendenti che lasciano il posto di lavoro per scegliere altri inquadramenti professionali o per cambiare radicalmente stile di vita. Questo fenomeno, che interessa particolarmente le generazioni più giovani e abituate alla flessibilità lavorativa, ha conosciuto un incremento durante la pandemia. La distanza tra i lavoratori, l’azienda e i propri capi ha fatto sì che in molti di loro si accendesse una consapevolezza maggiore su alcune problematiche legate alla propria professione.

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Molti, prendendo le distanze dal luogo e dall’ambiente di lavoro, si sono resi conto di quanto alcune dinamiche potessero essere tossiche. Il lavoro da casa ha consentito inoltre a molti lavoratori di concentrarsi maggiormente sulla propria famiglia e sui propri interessi. Una volta passata la fase acuta dell’emergenza, alcuni di loro avevano già deciso di cambiare vita e una parte l’ha fatto.

I lavoratori che lasciano consapevolmente il posto lo fanno soprattutto per ragioni legate allo stress sofferto nel loro ambiente professionale: una fetta importante di loro proviene dal settore del tech. Proprio la natura particolare di queste professioni ha reso possibile lo svolgimento del lavoro da remoto, portando molti impiegati a riconsiderare la propria vita lavorativa. Il fenomeno, al momento, è osservato e documentato soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito: ma sicuramente anche in Italia, nonostante non siamo ancora all’avanguardia nel settore del tech e del lavoro agile, esistono molti job quitters.

I dati in UK

Una ricerca della società di software per le risorse umane Personio ha rilevato che quattro dipendenti su dieci (38%) nel Regno Unito e in Irlanda avevano in programma di cambiare ruolo nei prossimi sei-dodici mesi o una volta che l’economia si fosse stabilizzata, raggiungendo il 55% tra i 18-34 anni.

La ricerca, che ha riguardato 500 decisori delle risorse umane e oltre 2.000 lavoratori, ha fatto luce su un “esodo di talenti” post-pandemia che potrebbe costare alle aziende fino a 17 miliardi di sterline (23,9 miliardi di dollari). I lavoratori del settore tecnologico sono tra quelli più propensi a un cambiamento di carriera, con il 58% degli intervistati in ruoli IT e informatici che affermava di prendere in considerazione un nuovo lavoro.

Hanno Renner, co-fondatore e amministratore delegato di Personio, ha dichiarato: “L’ultimo anno è stato impegnativo per le aziende e i team delle risorse umane che si sono spesso trovati ‘a lottare contro gli incendi’, affrontando molteplici nuovi compiti e preoccupazioni. Perdere il contatto con i problemi e le priorità della forza lavoro significa che le persone potrebbero essere più frustrate e pronte a dimettersi”.

Tra tech e disconnessione

Per scongiurare questo “esodo” le aziende del tech dovranno necessariamente trovare un modo per risultare più appetibili e attrarre dipendenti verso i posti di lavoro lasciati vacanti dai quitters. Ma ciò comporta anche un necessario “esame di coscienza”: le condizioni dei lavoratori del tech sono davvero così attraenti?

La pandemia non ha fermato un settore abituato a servirsi della tecnologia, ma ha anche esasperato alcune problematiche già esistenti: in primis il “diritto alla disconnessione”. Molti dipendenti di aziende del tech hanno lamentato un aumento notevole di pressione e stress, in uno degli ambienti lavorativi più a rischio di burnout. Le aziende dovranno necessariamente valutare e migliorare il proprio approccio allo smart working, diventato ormai un requisito indispensabile in questa fase di ripresa post emergenza.

Le statistiche mostrano come i lavoratori del tech siano più orientati al cambiamento e alla flessibilità lavorativa, che può sposarsi bene con la ripresa economica post pandemica. Le aziende devono restare al passo assecondando questa piccola rivoluzione. L’ascolto dei dipendenti, la capacità di auto critica e l’impulso al cambiamento sono necessari per intercettare i dipendenti “uscenti” e attrarne di nuovi, in un ambiente di lavoro davvero “smart”.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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