Le prime mosse del nuovo governo hanno riacceso i riflettori sull’obbligo del POS per gli esercenti, già reso effettivo dal 1° luglio 2022, su volere del precedente governo Draghi. Con il termine POS, dall’inglese Point Of Sale cioè punto di vendita, ci si riferisce ai dispositivi che permettono pagamenti elettronici senza la necessità di ricorrere alla moneta fisica. A destare clamore non è tanto la sua obbligatorietà, ma la soglia del contante di 60 euro entro cui tale strumento può non essere utilizzato, attualmente al vaglio del governo. Le cause di tale dissenso, soprattutto da parte di chi vende prodotti o servizi, risiedono nei costi complessivi legati al suo utilizzo, mentre sono favorevoli tutti coloro che ritengono il ricorso a questa tecnologia un’opportunità contro l’evasione fiscale e un modo per facilitare le operazioni di pagamento.

Anche Bankitalia ha espresso delle perplessità relative al tetto di 60 euro fissato per l’obbligatorietà del POS, ritenendolo un freno alla spinta per la modernizzazione del Paese, che favorirebbe anche fenomeni di micro evasione. Tra il parere di Banca d’Italia e della Corte dei Conti, il 4 dicembre il presidente del governo Giorgia Meloni ha corretto il tiro definendo indicativa la cifra di 60 euro, dichiarandosi disponibile ad abbassarla di concerto con l’Unione europea.

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L’obbligo del POS: storia di un rapporto complicato

Le prime tappe della discussione sull’obbligo del POS risalgono al 2012, quando fu introdotto dal governo Monti che, tuttavia, non ha provveduto a elaborare un sistema di controllo e di sanzioni. Nel 2022, a differenza di quanto accaduto nelle precedenti legislature di Renzi e Conte, il governo Draghi ha previsto delle multe per chi non accettasse i pagamenti elettronici, facendo rientrare il provvedimento tra i decreti del PNRR. Ad oggi, la sanzione prevista per gli esercenti che si rifiutano di accettare i pagamenti digitali è di 30 euro, più il 4% del valore della transazione rifiutata.

L’obbligo del POS  – seppur non imposto – è in linea con quanto espresso dall’Europa nelle Raccomandazioni delle Commissione per il 2019, che chiedeva all’Italia di «contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti». I timori di alcuni sono legati alla possibilità che la strada intrapresa dal governo Meloni rischi di andare in direzione contraria rispetto a quanto esplicitato dall’Unione Europea.

Stando al dato del 2020 del rapporto Cashless 2022 di The European House-Ambrosetti, il perché l’UE non abbia stabilito l’obbligatorietà dei pagamenti digitali, dipende dal fatto che la media delle transazioni pro capite europee è di 142, contro le 61,7 dell’Italia. Le ragioni sono, dunque, di tipo culturale e perlopiù connesse alle abitudini della popolazione.

Le ragioni del “no” e del “sì”

Il complesso rapporto tra italiani e l’utilizzo del POS si snoda tra il diritto del consumatore a scegliere il metodo di pagamento e il malcontento di negozianti e fornitori di servizi, dovuto alla tassazione della transazione digitale, soprattutto quando si tratta di piccoli importi. In realtà, i costi comprendono non solo l’imposta sulla vendita, ma anche l’attivazione del dispositivo e i canoni di utilizzo. Le commissioni bancarie sui pagamenti variano dallo 0,45% al 4,5%, con dei limiti massimi, a seconda dei circuiti utilizzati e della somma in questione, comunque al di sotto della media europea.

Un ulteriore tesi contro l’obbligo del POS è quella legata all’ipotetico minor costo del contante. In realtà le cose stanno diversamente: la circolazione del contante costa, tra produzione e utilizzo, 7,8 miliardi di euro di cui quasi la metà coperti dagli esercenti. Il valore degli altri strumenti di pagamento ammonta invece, ad un totale di 4,1 miliardi.

Infine, un aspetto molto importante è legata ai dati relativi all’economia nascosta. Secondo uno studio di Bankitalia, l’evasione fiscale aumenta con la crescita del ricorso del contante. L’obbligo del POS ha dunque un impatto positivo sulle misure per ridurre l’evasione fiscale, anche quando si parla di somme inferiori ai 60 euro, che secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, corrispondono a circa l’80% delle transazioni.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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