Da disastro a opportunità: ecco come Val di Fiemme si rialza dalla tempesta Vaia.

Nell’autunno di 3 anni fa un’ondata di maltempo distrusse decine di migliaia di ettari di foreste alpine presso l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi venete. Dal 26 al 30 ottobre del 2018 una perturbazione artica con pioggia e vento costanti misero in ginocchio diversi comuni veneti, friulani e trentini, nonché zone montane come Agordino, Carnia, Cadore, Feltrino, Comelico, Val di Fassa e in particolare Val di Fiemme. Quei giorni disastrosi furono registrati nella memoria italiana come i giorni della tempesta Vaia. Un disastro naturale molto potente che raggiunse la velocità di un uragano pari a grado 12. A distanza di 3 anni ripercorriamo la portata delle perdite ambientali e il percorso di rinascita di Val di Fiemme.

Val di Fiemme: cosa si è perso

Val di Fiemme costituisce la zona da un punto di vista naturalistico più colpita dal disastro. Il conteggio subito dopo la tempesta Vaia in Trentino riscontra 20mila ettari danneggiati di foreste e oltre 4milioni di metri cubi di legname rovinato. Gli alberi schiantati – per lo più abeti rossi – hanno un volume di circa 2milioni e 880mila metri cubi pari a circa il 70% del legname colpito in totale dal disastro idrogeologico.

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Dopo 3 anni da Vaia, nella regione dolomitica, si riscontra che 450mila metri cubi forestali non saranno recuperabili. Questo perché gli alberi sradicati sono posti in luoghi inaccessibili. Tuttavia dopo anni di duro lavoro – grazie all’aiuto dei Comuni e dell’ASUC, oltre che del Corpo forestale e dei custodi – è stato raccolto e recuperato il 79% del patrimonio boschivo schiantato. Nonostante la pandemia il lavoro non si è arrestato e sono diverse le azioni svolte fino ad oggi nella Val di Fiemme per riuscire a trasformare un disastro come questo in opportunità.

Cosa si è fatto finora

Secondo il report condotto lo scorso marzo da Il Trentino, l’opportunità si è riscontrata soprattutto nell’apertura di 1.255 cantieri per la vendita del legno ricavato dagli abeti rossi schiantati. Quest’anno in Val di Fiemme e in tutto il Trentino si è registrato il recupero e la vendita di circa il 70% degli alberi ridotti allo sradicamento. L’obiettivo che si persegue tutt’oggi è quello di recuperare gli alberi schiantati nelle zone inagibili. Così facendo si raggiungerà il doppio fine di recuperare economicamente ciò che si è perso e di preservare le foreste dalla diffusione dei parassiti. Un parassita in particolare, il bostrico tipografo, è temuto in queste aree. Molto importante è il controllo del parassita attraverso gruppi come la Fondazione Edmund Mach, i Custodi forestali e dal Servizio Foreste e Fauna.

Negli ultimi anni inoltre sono ritornate agibili circa 2.300 chilometri di strade forestali e sono stati realizzati 88 nuovi depositi di legna. Oltre all’intervento pubblico, fondamentale è quello privato attraverso la disposizione di contributi pari a 13milioni per i proprietari forestali. Tutto ciò al fine di incentivarli ad aiutare il ripristino delle aree distrutte.

Quanto tempo passerà prima del rimboschimento

I boschi disastrati del Trentino e della Val di Fiemme sono di vecchia data e risalgono a 100-150 anni fa. Le foreste che sorgeranno con l’intervento dell’uomo si inizieranno a costituire tra 30-60 anni. Un dato che lascia immaginare la perdita non solo materiale ma anche affettiva di un luogo che in sua memoria raccoglie i ricordi dei cittadini di Predazzo e degli altri Comuni limitrofi, nonché di tutti coloro che operano in quell’area da anni.

Si registra, sempre dal report, che nel 2020 sono state piantate 150mila nuove piantine di alberi forestali, principalmente larice, faggio, abete rosso, pino cembro e altre latifoglie come tiglio, acero e sorbo. La perdita di molti abeti rossi lascia intendere che la semina del secolo scorso sia ormai arretrata perché composta per lo più dalla stessa specie boschiva.

L’occasione di ripartire da zero ha dunque creato maggiore consapevolezza sulla resistenza degli alberi. Ha inoltre portato a comprendere quanto la diversificazione delle specie possa rendere l’area più resistente. Un punto fondamentale, questo, che ha come protagonista la riforestazione. Durante i lavori si sono inoltre rafforzati i rapporti  di collaborazione tra la Magnifica Comunità di Val di Fiemme e i vivai forestali del Tirolo. Una rete sociale necessaria per la rinascita ambientale di quei luoghi.

Cosa si farà

Un nuovo volto fatto di sfumature cromatiche diverse si leverà in Val di Fiemme, ma si dovrà attendere diversi anni prima di ritornare a godere del verde tipico della lussureggiante valle dolomitica. A partire da quest’anno è iniziata l’analisi della semina dall’alveolo di modo da affrettare la loro crescita. Nel mese di marzo inoltre una particolare attenzione è stata rivolta ai corsi di formazione sulle tecniche di taglio e allestimento delle piante schiantate. Corsi che proseguiranno specialmente per formare il personale del Servizio Foreste e Fauna.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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