L’idrogeno verde è uno dei punti al centro del piano REPowerEU, presentato il 18 maggio dalla Commissione europea. Proprio per favorire la ricerca su questa forma di energia rinnovabile, la Commissione ha stanziato 200 milioni di euro.

L’obiettivo del pacchetto è quello di affrontare la crisi climatica e di porre fine alla dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili russi, che costano infatti quasi 100 miliardi di euro all’anno. Per raggiungere lo scopo, quindi, occorre risparmiare energia, diversificare l’approvvigionamento e implementare le rinnovabili. È per questo motivo che l’Ue ha elaborato un piano d’azione che non si limita solo a erogare dei fondi.

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Innanzitutto, la Commissione europea promuove la cooperazione tra Stati, che così condividono le conoscenze e le tecnologie. In secondo luogo, punta ad accumulare, entro il 2030, 20 tonnellate di idrogeno verde, di cui la metà prodotta internamente. Ancora, ha istituito una piattaforma per l’acquisto comune dell’idrogeno rinnovabile. Infine, vuole costruire corridoi nel Mediterraneo per garantirne il trasporto.

Facciamo chiarezza: cosa cambia tra idrogeno grigio, blu e verde

Con il termine “idrogeno grigio” si intende quello prodotto da combustibili fossili, soprattutto dal gas naturale. Questo, purtroppo, genera un alto numero di emissioni di Co2 e quindi non è green.

L’idrogeno blu, invece, si forma nello stesso modo, ma intervengono una serie di sistemi per catturare il carbonio prodotto. In questo caso, però, i problemi sono due. Il primo è economico, perché sono alti i costi per lo smaltimento e lo stoccaggio della Co2. Il secondo è ambientale, perché non si riesce ad azzerare le emissioni prodotte.

L’idrogeno verde è, quindi, l’unico davvero sostenibile perché si ottiene tramite il passaggio dell’elettricità nell’acqua. L’energia elettrica ad alta intensità è in grado di rompere i legami tra l’ossigeno e l’idrogeno che formano la molecola d’acqua. In questo modo, appunto, si libera l’idrogeno. È per questo che occorre investire sulle tecnologie e sulle rinnovabili, per rendere conveniente il ricorso al solare, al fotovoltaico o all’eolico come fonti per produrre l’idrogeno.

Gli usi dell’idrogeno verde: nel settore siderurgico, per gli aerei e per le navi

Nonostante i progressi tecnologici nell’ambito dell’elettrificazione con le rinnovabili, a oggi ci sono ancora alcuni settori “difficili da abbattere”. Tra questi il comparto siderurgico, quello navale e quello aereo.

È proprio qui che l’idrogeno verde può intervenire per assicurare una piena decarbonizzazione. L’idrogeno, infatti, si può stoccare, può produrre l’acciaio o fornire calore ad alte temperature, tipiche delle navi o degli aerei.

L’idrogeno verde richiede ancora molta energia ed è per questo che è bene riservarlo a settori dove il consumo non è convertibile con le rinnovabili. A oggi, quindi, non conviene ricorrervi per l’uso domestico.

I benefici dell’idrogeno: più energia a disposizione, posti di lavoro e riduzione delle emissioni

Il grafico in basso riporta i principali benefici dell’idrogeno verde secondo il report Ue dal titolo “Un piano d’azione europeo per l’idrogeno”. Primo, entro il 2050, questa fonte rinnovabile potrebbe coprire quasi un quarto della domanda finale di energia. Secondo, si creerebbero 5,4 milioni di posti di lavoro e, terzo, si taglierebbero 560 milioni di tonnellate di Co2.

L’idrogeno è molto energetico e infatti 1 kg contiene la stessa energia di 2,4 kg di metano. Inoltre, la resa di un’auto a idrogeno è pari al doppio di quella di un’auto a benzina o a gasolio. Infine, l’idrogeno è l’unico carburante che produce solo acqua e nessuna emissione inquinante.

idrogeno verde

Fonte: Hydrogen Roadmap Europe

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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