Le pale eoliche permettono di generare energia pulita e potenzialmente illimitata grazie al vento. Se prima, in Italia, esistevano solo impianti sulla terraferma, il 21 aprile, a Taranto, ha preso il via il primo parco eolico offshore nel Mediterraneo.

L’impianto si chiama Beleolico, comprende dieci pale e produrrà l’energia necessaria a soddisfare il fabbisogno annuo di  60mila persone. La vita stimata delle pale eoliche è pari a 25 anni e consentirà di risparmiare circa 730mila tonnellate di Co2. L’eolico, quindi, e il parco di Taranto in particolare, potrebbe essere una possibile soluzione alla crisi energetica attuale.

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Da un lato, infatti, la domanda energetica è sempre più alta, sia da parte dei consumatori, sia da parte delle aziende. Dall’altro, in Italia non siamo autosufficienti e dipendiamo dalle importazioni di gas, il combustibile che alimenta oltre il 40% del nostro fabbisogno energetico. Il quadro si complica ancora a causa della guerra in Ucraina, dalla quale transitano proprio molte delle forniture attuali di gas russo.

Eolico onshore e offshore a confronto, pregi e limiti

Un parco eolico onshore è collocato a 3 kilometri dalla costa, mentre uno offshore è posto a diverse miglia da essa, lontano dalle rotte. La torre della pala eolica è alta tra i 30 e i 120 metri perché la velocità del vento aumenta se ci si allontana dal suolo.

Per costruire un impianto onshore occorre meno tempo e si disperde meno energia. Questa, infatti, viene sprecata nel trasporto dal sito in alto mare alla terraferma. I rilievi naturali del territorio, però, diminuiscono la resa delle pale eoliche terrestri. Infine, parte dell’opinione pubblica ritiene che queste deprezzino il paesaggio e creino inquinamento acustico.

Pale eoliche onshore e agricoltura possono convivere

Secondo il Nuovo Piano Energetico Nazionale, l’Italia dovrà cambiare il proprio modo di produrre energia entro il 2030. Bisognerà infatti aumentare la quota di energia eolica prodotta, 8 giga Watt totali, di cui 900 MW offshore.

Nel 2020 l’Enel ha calcolato che un parco eolico occupa una porzione di suolo inferiore rispetto all’energia rinnovabile che produce. La capacità eolica totale interesserebbe un’area pari alla provincia di Prato, la più piccola del Paese, cioè 365,7 km2.

Significa, quindi, che le pale eoliche sottrarrebbero solo una piccola porzione di territorio da mettere a coltura. Il dato, dunque, va contro l’idea comune presso l’opinione pubblica per cui eolico e agricoltura non potrebbero convivere.

I benefici delle pale eoliche offshore: la potenza del vento in mare è maggiore, non occupano suolo, sono un’opportunità per il territorio

Molti sono i vantaggi di un parco eolico offshore, primo tra tutti il fatto che in mare aperto la potenza del vento è maggiore. Le pale eoliche, quindi, possono sfruttare meglio questa risorsa e convertirla in energia elettrica. Secondo punto, non sottrae suolo, né crea inquinamento acustico sulla terraferma.

Non da ultimo, gli impianti eolici offshore possono essere un’ulteriore occasione, assieme ai parchi onshore, per rilanciare le economie e le realtà in difficoltà. La manutenzione e il mantenimento delle strutture possono dare lavoro a molti operai e ingegneri. Non solo la comunità diventerebbe autosufficiente, ma l’energia verrebbe prodotta a kilometro zero, ovviando anche al problema della disoccupazione.

Le pale eoliche offshore in Europa sono già presenti nel Regno Unito, in Germania, in Danimarca, in Belgio e in Portogallo. A fine 2019 si è raggiunta una capacità eolica offshore dell’Ue di oltre 22 mila mega Watt.

La posizione degli ambientalisti sull’eolico offshore: sì, ma nel rispetto dell’ambiente

Il 5 novembre 2020 Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club hanno firmato un manifesto. Questo documento vuole promuovere l’eolico offshore in Italia con azioni congiunte nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Kyoto Club è un’organizzazione no profit che informa i cittadini e si batte a favore dell’ambiente e contro il cambiamento climatico.

Avanzano, quindi, una serie di richieste: primo, massima trasparenza e informazione intorno ai progetti avviati. Secondo, ridurre al minimo le modifiche dell’habitat nella fase di istallazione. Terzo, individuare nel parco delle aree dedicate alla fauna e alla flora marina, senza alterare la biodiversità. Infine, è importante il confronto con le comunità, le istituzioni nazionali e comunali e i pescatori.

Le associazioni, quindi, non rispondono con un no secco all’eolico offshore in Italia, anzi, credono che sia una soluzione efficace per due motivi: contrastare l’uso dei combustibili fossili e renderci autosufficienti da un punto di vista energetico. Tutto il processo, però, non può prescindere dalla tutela del territorio, indispensabile per un effettivo sviluppo sostenibile.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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