Oggi è difficile reperire i fertilizzanti sul mercato e il loro prezzo è in aumento. Questo insieme di nutrienti è fondamentale per accrescere la produttività del terreno. Inoltre, l’alimentazione di quasi la metà degli abitanti del mondo dipende dall’uso dei fertilizzanti stessi.  È Confagricoltura a lanciare l’allarme, la principale organizzazione degli agricoltori in Italia. Cerchiamo di capire quali sono le cause della crisi e quali le possibili soluzioni.

I fertilizzanti: cosa sono, quali sono e perché sono importanti in agricoltura

I fertilizzanti sono un insieme di sostanze che contribuiscono a rendere fertile e più produttivo il terreno. Per ogni euro investito nella concimazione, infatti, il ritorno in produttività è di 5 volte superiore. I fertilizzanti si distinguono in concimi minerali (o chimici) e organici. I primi non contengono carbonio, ma azoto, fosforo o potassio.

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I concimi organici, invece, sono di origine animale o vegetale, come il letame o il compost, e presentano carbonio. I concimi minerali azotati sono quelli a maggiore impiego in agricoltura (oltre un terzo in Italia, secondo i dati Istat 2020). E sono proprio questi a essere più in crisi poiché vengono prodotti grazie al gas, che oggi costa e si importa dall’estero.

Crisi dei concimi minerali: un insieme di cause

Il sistema di produzione dei fertilizzanti, quelli azotati in primis, attraversa un periodo di crisi per un insieme di cause. Da un paio di anni oramai, davanti a una domanda in aumento, l’offerta non riesce a tenere il passo, quindi il prezzo sale. Molti dei Paesi produttori, infatti (Cina, Russia ed Egitto), hanno avuto un picco di richiesta interna. Di conseguenza non hanno più potuto soddisfare come prima i bisogni dell’estero.

All’inizio del 2021, poi, l’energia ha cominciato a costare di più, così come i trasporti. Se i costi di produzione aumentano (perché cresce la spesa del trasporto del gas e dell’energia per produrre azoto), il prezzo continua a salire. Ancora, a causa della guerra in Ucraina, si è presentato un altro problema, cioè quello degli approvvigionamenti di gas.

La Russia, infatti, ha già tagliato (e continua a tagliare) le forniture al nostro Paese. Infine, si sono interrotte le importazioni di fertilizzanti dalla Russia stessa, con conseguenze importanti. Secondo l’Eurostat, infatti, l’Ue acquista quasi un terzo del totale dei suoi fertilizzanti dalla Russia.

Le  soluzioni possibili al problema dei fertilizzanti: l’agricoltura di precisione

Sostituire i fertilizzanti non è una soluzione praticabile, perché il suolo ha bisogno di nutrimento, ma efficientarne l’utilizzo è possibile. Per cercare di ovviare alla crisi, quindi, Cai (consorzi agrari d’Italia) propone le soluzioni dell’agricoltura di precisione, già testate su quasi un milione di ettari.

Gli strumenti tecnologici, infatti, permettono di mappare e monitorare lo stato dei terreni e delle piante. In questo modo si può vedere dove mancano i nutrienti e intervenire solo dove è necessario. Con l’agricoltura 4.0, Cai stima che si risparmierebbe fino al 15% dei fertilizzanti e quasi un quarto di acqua per l’irrigazione.

Un’altra tecnica adottata da Cai è la fertirrigazione, che permette di risparmiare acqua e fertilizzanti. Innanzitutto, una rete di sensori senza cavi monitora le colture in campo per capire in quale situazione versano. Se in un preciso punto del terreno c’è bisogno di acqua o concime, si attivano gli irrigatori, alimentati da energia fotovoltaica.

Grazie alla tecnologia di precisione, quindi, è possibile regolare le quantità di azoto, acqua e altri nutrienti secondo il bisogno. L’agricoltore, infine, può controllare il sistema anche da remoto con le app sul pc o sul cellulare.

Sinergia tra pesci e piante: ciò che i pesci scartano diventa concime per le piante

Un’altra soluzione già applicata è il metodo acquaponico. Si tratta cioè dell’unione dell’allevamento di pesci e della coltivazione agricola in un sistema chiuso e continuo di riciclo dell’acqua. L’impianto acquaponico prevede tre componenti principali: l’acqua, i pesci e le piante.

Innanzitutto i pesci nelle vasche producono una serie di rifiuti tramite la respirazione e le feci. Da questi elementi si generano i batteri buoni che prelevano gli scarti dei pesci e li trasformano in azoto, fondamentale per le colture. Le radici delle piante, poi, assorbono i fertilizzanti di azoto generati dai batteri, non dal gas. E restituiscono acqua pulita ai pesci. Il sistema è quindi circolare e autosufficiente.

Molti sono i vantaggi di questo ecosistema. Primo, si risparmia acqua, la produzione di pesci e colture aumenta e non si utilizzano prodotti chimici. Secondo, poiché non si tratta di coltura a terra, ma in vasca, è possibile coltivare a più livelli e in modo continuo. Infine, l’ambiente di serra è controllato e permette di ridurre i patogeni esterni, quindi i pesticidi.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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