A livello globale nel 2021 l’attenzione dei media per il clima è aumentata di più della metà rispetto all’anno precedente. In effetti, il 2021 è stato l’anno con la più alta copertura mediatica sui temi del riscaldamento globale negli ultimi 17 anni. In particolare, ottobre e novembre sono stati i mesi in cui l’attenzione ha avuto un picco, grazie alla COP26 di Glasgow.

Questo emerge dai dati raccolti da Mecco, l’osservatorio sul cambiamento climatico del centro di ricerca scientifica e tecnologica dell’università del Colorado. L’osservatorio monitora 126 fonti (2 per l’Italia) tra giornali, radio e Tv in 58 paesi del mondo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

I limiti del giornalismo apocalittico: l’allarmismo dei media sul clima allontana il lettore e genera disinformazione

Come si può notare dai titoli delle prime pagine dei quotidiani analizzati da Mecco, però, il taglio è apocalittico. Infatti, un media, per illustrare il tema del clima, ci si concentra solo sul problema e si parla di “punto di non ritorno”, di “tempo scaduto” o di “ultima occasione”. Le immagini drammatiche a corredo, poi, rincarano la dose. Il fine è quello di arrivare al lettore in modo forte, ma si rischia di generare l’effetto contrario.

I media hanno una grande responsabilità nel raccontare i cambiamenti del clima. Ma quando si fa leva solo sull’aspetto negativo, il danno può essere pari al problema che si vuole presentare. Primo, se un lettore vede solo notizie allarmanti, la reazione potrebbe essere quella di non leggerle affatto. Quindi il giornalista non riesce nel principale obiettivo che si prefigge, cioè informare.

Secondo, se un lettore non si informa, non saprà qual è l’entità del problema e nemmeno come contribuire per contenerlo. Quindi, invece di focalizzarsi solo sugli aspetti negativi, occorre dare risalto alle possibili soluzioni. Cioè rendere note le buone pratiche già in atto a tutela dell’ambiente e capire perché funzionano, dove e se sono applicabili in altri contesti.

Come raccontare in modo costruttivo il cambiamento climatico: dal quantitativo al qualitativo

Abbas Mpindi è il fondatore dell’iniziativa Media Challenge in Uganda, una piattaforma per creare e condividere notizie costruttive. Un media, quindi, per raccontare il tema clima in modo diverso, formando anche una nuova generazione di giornalisti. Abbas, in uno dei suoi interventi, illustra i pilastri dell’approccio costruttivo nel realizzare un pezzo giornalistico sul riscaldamento globale.

Prima di tutto occorre partire dal problema, che va analizzato da un punto di vista quantitativo. Bisogna, infatti, raccogliere dati e fonti affidabili per conoscere l’entità e l’ampiezza della questione. Si passa poi alle soluzioni, cioè cosa si sta facendo per affrontare la crisi climatica. Anche in questo caso occorre raccogliere i dati che mostrino l’efficacia della buona pratica.

Dopo aver raccolto e analizzato i dati, si passa a un approccio qualitativo, quindi si raccolgono le diverse opinioni pro e contro. È poi importante parlare della replicabilità e quanto la buona pratica può essere scalabile. Ancora, un buon media che si occupi di clima, deve riportare anche gli eventuali limiti e i margini di miglioramento dell’iniziativa a beneficio dell’ambiente. Infine, è importante scrivere un titolo efficace che metta in luce i punti chiave.

I benefici del giornalismo delle soluzioni per raccontare il riscaldamento globale: educare, motivare, emulare

Lola Garcia Ajofrin è una giornalista di Outriders, un gruppo di reporter che usa strumenti costruttivi per raccontare le questioni internazionali, clima incluso. Lola illustra, in un’intervista, i benefici sulla comunità del giornalismo delle soluzioni nel trattare il tema del clima. Parlare di giornalismo costruttivo non significa trascurare il problema, ma guardare oltre.

Raccontare le buone pratiche vuol dire fare un servizio di qualità alla comunità che può così avere gli strumenti per capire come contribuire alla causa. Ma usare gli strumenti del giornalismo costruttivo implica anche seguire la notizia, cioè monitorare i progressi. Capire, quindi, se le misure adottate hanno funzionato e raggiunto gli obiettivi prefissati anni dopo.

Non solo, mostrare le iniziative pro ambiente genera consapevolezza, diffonde l’educazione, l’ispirazione e l’emulazione positiva. Infatti, una persona che conosce una buona pratica vincente può adottarla per la propria comunità, se il contesto lo consente.

Condividi su:
Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici