Attualmente si sente parlare spesso di mindfulness, un approccio terapeutico volto alla gestione dello stress, che trova spazio in diversi contesti aziendali, ospedalieri, oncologici, sportivi e scolastici, che si iper-settorializza in specifici ambiti come quello alimentare. La mindful eating è l’alimentazione consapevole, cioè la capacità di porre attenzione all’esperienza alimentare e al cibo, prendendo consapevolezza delle sensazioni fisiche e delle emozioni che ne derivano.

L’ente internazionale di riferimento per la mindful eating è il Center For Mindful Eating o TMCE, un’organizzazione no-profit fondata nel 2006 dalla psicologa e accademica statunitense Jean L. Kristeller , ideatrice del Mindfulness-Based Eating Awareness Training o MB-EAT, un programma terapeutico finalizzato al miglioramento del comportamento alimentare.

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L’alimentazione consapevole aiuta a mangiare meglio e in modo cosciente, riscoprendo la propria saggezza interiore e stabilendo una connessione profonda con il cibo. In questo modo è possibile capire se si ha davvero fame o se si è solo nervosi, mangiando esclusivamente in seguito al bisogno reale di farlo e non a condizioni di ansia o stress.

Grazie alla mindful eating si perde peso in modo lento, ma sano e duraturo: a differenza di altre tecniche volte a modificare le abitudini alimentari attraverso un cambiamento dettato dall’esterno, quest’approccio evoca una mutazione interna che aiuta a riconoscere il senso di sazietà e ad ascoltare i segnali del proprio corpo. Tutto questo avviene mediante un processo naturale e organico che si realizza in base ai tempi e alle modalità che meglio si adattano al singolo individuo.

Mindful eating: il programma MB-EAT

Il Mindfulness-Based Eating Awareness Training o MB-EAT integra la Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) e la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT). Il programma MB-EAT  si struttura in 9 incontri e 2 follow-up, durante i quali si affrontano tematiche inerenti all’accettazione e alla gestione delle emozioni e si svolgono esercizi di meditazione consapevole sull’alimentazione, sul senso di fame e di sazietà, sulla scelta degli alimenti e sulle sensazioni derivanti dal cibo.

Ogni incontro prevede una pratica meditativa, la discussione e la condivisione delle tematiche affrontate e l’assegnazione di compiti da svolgere a casa. Durante gli ultimi incontri si riflette sulle possibili ricadute e su come prevenirle, sui cambiamenti avvenuti e sui risultati raggiunti.

Alimentazione consapevole a casa: i primi passi

Per praticare in modo semplice e progressivo la mindful eating a casa bisogna innanzitutto capire come ci si sente quando insorge il senso di fame, poiché l’emozione che prevale in quel momento condiziona il modo di mangiare: se lo si fa per stress, rabbia o nervosismo, per esempio, si è più propensi al consumo di cibo spazzatura o ad abbuffarsi. Quando ci si alimenta in modo consapevole, lo si fa attivando i cinque sensi, così da apprezzare ciò che si mangia sotto ogni punto di vista: colori, profumi, forme, consistenza e sfumature di gusto.

Prima di “buttarsi a capofitto sul cibo” bisogna ascoltare il proprio respiro e prestare attenzione alle proprie emozioni e ai segnali del corpo, così da riconoscere il senso di fame e di sazietà, sia a inizio che a fine pasto. È indispensabile inoltre eliminare fonti di distrazione come tv, cellulare, radio o computer e masticare lentamente, assaporando bene il cibo prima di ingoiarlo. Per allenarsi a questo è utile meditare ogni giorno, anche per pochi minuti o svolgere attività piacevoli ma che richiedono concentrazione come fare giardinaggio o passeggiare.

Quali sono i benefici?

Avere un’alimentazione consapevole vuol dire instaurare una relazione salutare col cibo, favorendo l’ascolto dei segnali interni del corpo, dei cinque sensi, delle emozioni e dei pensieri in relazione a ciò che si mangia: questo aiuta a coltivare fiducia nei confronti del proprio corpo, a esservi sensibili e ad amplificare la godibilità del cibo, perché ogni morso diventa un’esperienza unica che aiuta a concentrarsi sul presente.

Essere un mangiatore consapevole vuol dire osservare il cibo senza giudizio, basandosi esclusivamente sull’esperienza dei cinque sensi, conoscere l’ambiente esterno per capire come gli stimoli ambientali influenzano il proprio modo di mangiare, migliorare la propria autostima e il rapporto con il proprio corpo attraverso un profondo senso di accettazione e gratitudine.

La mindful eating rappresenta un approccio innovativo al cibo: a differenza delle classiche diete, soprattutto quelle più restrittive, non presta attenzione alla “quantità” del cibo, ma alla “qualità”, non definisce ciò che bisogna o non bisogna mangiare, ma come farlo, non impone controllo, limitazione o sacrificio ma favorisce la sensazione più importante su cui si basa il rapporto con il cibo, cioè il piacere.

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Brunella Mascolo

Brunella Mascolo

Logopedista e aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Come professionista sanitario, nonché persona molto empatica e introspettiva, scrivo principalmente di tematiche inerenti alla crescita personale e alla prevenzione e alla tutela della salute e del benessere mentale.

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