È prevista a novembre l’inaugurazione del tanto atteso Grand Egyptian Museum di Giza. Un progetto monumentale dal costo di 885 milioni di euro. Se ne parla da anni nel mondo dei beni culturali e gli egittologi fremono per una data ufficiale, ma l’attesa pare sia finita, tant’è che il grande momento si avvicina. Il museo costruito accanto alle Piramidi di Giza è ora quasi pronto e si appresta ad aprire al pubblico. La storia del progetto parte nel 2002, anno in cui iniziano i lavori dell’edificio principale. Come mai sono trascorsi ben 20 anni e perché sarà il primo museo al mondo di arte egizia?

La travagliata storia del progetto

Il Grand Egyptian Museum è di dimensioni colossali: copre infatti 480mila metri quadri di terreno e ospiterà 100mila manufatti di arte egizia. Manufatti esposti in altri musei o siti archeologici come la Necropoli di Giza. La sua forma a triangolo smussato si fonde con il paesaggio limitrofo, allineandosi con le Piramidi di Giza. Precisamente con le Piramidi di Micerino e di Cheope. Da questo si può intuire già la lunga fase lavorativa per erigerlo.

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Il progetto del museo egizio, concordato durante un concorso di architettura tra il 2002 e il 2003, si è poi ufficializzato il 2 febbraio 2010. Anno in cui il Ministero della Cultura egiziano firma un contratto con Hill International (società di consulenza edilizia americana) e l’EHAF Consulting Engineers. Un accordo per fornire al progetto servizi di project management. Già prima dell’inclusione di realtà americane, nel 2007, il museo ha ottenuto un prestito di 300 milioni di dollari dalla banca giapponese Japan Bank for International Cooperation.

Nonostante le prospettive rosee nei primi anni di investimento, la costruzione del Grand Egyptian Museum posticipa l’inaugurazione dal 2011 al 2020 a causa della rivolta egiziana responsabile della caduta del regime militare. Successivamente viene di nuovo spostata l’inaugurazione a causa della pandemia da coronavirus. Un tira e molla di false partenze che – a quanto pare – vede adesso un punto di fine. Lo ha spiegato a Dubai il segretario generale del Consiglio supremo delle antichità in Egitto, annunciando l’apertura a novembre. Il museo di Giza sarà il più grande museo egizio del mondo.

Il più grande museo di arte egizia

I musei di arte egizia sparsi per il globo sono pochi, circa una ventina. Il più antico a livello internazionale è il Museo Egizio di Torino. Museo avente un’offerta invidiabile in fatto di qualità delle esposizioni e un record di 848,923 visitatori nel solo 2018. Numeri che lo portano tra i primi 10 nella classifica di musei italiani più visitati.

Tuttavia a novembre si assisterà all’ascesa del Grand Egyptian Museum. Museo che diventerà il più grande spazio di civiltà egizia al mondo. Questo non solo per le sue dimensioni, ma per i reperti esposti. Si tratta della più preziosa collezione di manufatti egizi esistente, composta da opere trasferite dal Museo del Cairo e da reperti provenienti da tutti i principali musei egizi del mondo.

Equilibrio tra conservazione e fruizione

Le mansioni principali di un museo, si sa, sono la conservazione e la fruizione delle collezioni. Purtroppo però nel mondo museale la fruizione – cioè l’aspetto espositivo svolto ai piani alti della struttura – è ritenuta più importante della conservazione che si svolge giù nei sotterranei, presso idepositi museali di cui abbiamo parlato in un recente articolo. Questi ultimi sono spesso trascurati e i caveau poco consoni a conservare i manufatti.

Il museo di Giza sarà importante anche per la sua morfologia. È infatti costruito in modo tale da portare allo stesso livello di importanza conservazione dei manufatti e fruizione. Diviene così un vero e proprio  modello museologico contemporaneo. Le strutture edificate hanno funzioni ausiliarie in modo da essere autonome e allo stesso tempo efficienti. Inoltre hanno diverse funzioni: saranno laboratori di restauro per le opere in deposito e per quelle esposte, biblioteche, bookshop e ristoranti.

Un centro conferenze di circa 130mila metri quadri, inoltre, renderà ancora più completo il progetto museale che vuole essere inoltre volano di sviluppo per le esposizioni dedicate ai diversamente abili. Dispone infatti di un altro museo inclusivo nonché di un’area verde di 300mila metri quadri che fungerà da museo a cielo aperto.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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